Rischio dissesto idrogeologico, Prc: “Urgente intervenire sul fosso delle Pescine”

SINISTRA: PARTITO CORTEO A ROMA, L'OPPOSIZIONE E' NOSTRA

 

 

 

 

 

 

 

 

Il IX congresso nazionale di Rifondazione Comunista ha assunto all’unanimità l’ordine del giorno proposto dalla federazione provinciale dell’Aquila su grandi opere e messa in sicurezza del territorio: deviare i fondi stanziati per la TAV, “grande opera” inutile alla popolazione della Val Susa, per la ricostruzione dei territori terremotati.

Al contempo il PRC propone di destinare i miliardi di euro stanziati per le spese militari degli F-35 alla messa in sicurezza del territorio, con un grande intervento pubblico che sia al contempo occasione di lavoro.

Quello della messa in sicurezza del territorio è un problema non più rinviabile: il disastro che ha da poco colpito la Sardegna e nella nostra regione la zona urbana di Pescara sono solo l’ultimo doloroso capitolo di una tragedia annunciata, che non è mero effetto di calamità naturali. Spesso la parte più rilevante della responsabilità è da attribuire all’opera umana, nello specifico alla selvaggia attività di cementificazione da parte di costruttori senza scrupoli e alle avventate concessioni edilizie opera di amministrazioni conniventi. Così è stato per l’alluvione del Pescara, dovuto alla cementificazione della zona naturale di esondazione per far posto alla realizzazione del centro commerciale Megalò.

Questo pericolo continuo è sotto gli occhi di tutti e riguarda diversi Comuni della provincia dell’Aquila. Recentemente un comitato formato da cittadini residenti tra Arischia (frazione dell’Aquila) e il comune di Pizzoli hanno richiamato l’attenzione sul rischio di alluvione e smottamento che minaccia l’area denominata “fosso delle Pescine” e la sottostante via Arischia, ed hanno sollecitato l’intervento del nostro consigliere comunale di Pizzoli Giulio Giorgi, il quale assieme al consigliere regionale Maurizio Acerbo ha interessato l’assorato regionale competente, che a sua volta è intervenuto celermente per un sopralluogo con la propria struttura tecnica, constatando la gravità della situazione.

L’area in questione, all’interno del PAI, è classificata come area dal massimo rischio idrogeologico, detto R4. Già nel 2007 un’intenso evento metereologico, per fortuna di breve durata, arrecò gravissimi danni alla zona urbanizzata all’interno dell’area e in tutto il Comune. Finora gli interventi amministrativi volti alla messa in sicurezza sono stati del tutto infruttuosi. E’ intenzione del PRC tramite il proprio consigliere comunale verificare quali siano stati i motivi di tale inefficienza, e al contempo sollecitare lo stanziamento di fondi da parte della Regione o delle autorità preposte per l’urgente opera di messa in sicurezza di un’area nella quale è a rischio l’incolumità di molte persone.

 

Francesco Marola – segretario provinciale PRC L’Aquila

Saranno oltre 2000 tifosi a spingere i ragazzi di Pagliari contro il Frosinone

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Nonostante una prevendita un pò fiacca, complice la bella giornata e l’incontro d’alta classifica, saranno oltre 2000 i tifosi che spingeranno gli uomini di Mister Pagliari alla ricerca del riscatto dopo gli ultimi due turni amari. Previsto un cambio di modulo  dal  4-3-3 al  4-3-1-2 per dare spazio a Ciciretti trequartista e al bomber Infantino finalmente in campo dal primo minuto al fianco di Claudio De Sousa.

Stadio Fattori ore 14.30

Probabile Formazione:

L’Aquila Calcio 1927 (4-3-1-2) : Testa, Scrugli,Pomante,Zaffagnini,Dallamano,Gallozzi,Carcione,Del Pinto,Infantino,Ciciretti,De Sousa. A disp.(Ursini, Di Maio, Ligorio, Agnello, Ciotola, Triarico, Frediani). All. G. Pagliari

 

Terremoto L’Aquila: assoluzione manifestanti, pretendere ricostruzione è un diritto

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Momenti di tensione tra i manifestanti aquilani e le forze dell’ordine durante la manifestazione del 7/7/2010

 

 

Nel luglio di quest’anno dichiarò in un’intervista rilasciata al mensile Casablanca Lilli Centofanti, sorella di Davide (uno dei ragazzi morti nel crollo della Casa dello Studente) “Dopo il terremoto ci siamo ritrovati a L’Aquila, uniti nel dolore e nel cercare di capire. E anche su questo abbiamo visto l’inadeguatezza dello Stato e delle sue strutture di cui parlavo all’inizio. Ci siam chiesti varie volte in quelle settimane “dov’è lo Stato?”. Siamo stati completamente abbandonati per 72 ore dall’incapacità ad ogni cosa. Solo dopo le nostre vibranti proteste ci hanno portato del cibo. In sacchi della spazzatura…” (è possibile leggere l’intervista integrale al link http://www.peacelink.it/abruzzo/a/38735.html )

Quel giorno a Roma i manifestanti subirono la violenza della repressione “su via del Corso due ragazzi sono stati manganellati sulla testa e hanno avuto bisogno di ricorrere a cure mediche” “su via del Corso fui colpita dall’ impugnatura di un manganello allo stomaco. Mi sono accasciata e ho vomitato” sono solo due testimonianze di quella giornata. Una violenza che non ha fermato la protesta in questi anni, che non ha impedito il continuare la lotta per la rinascita de L’Aquila. Siamo alle porte di un nuovo Natale, un altro Natale con il centro storico che porta i segni e le macerie di quella notte, un altro Natale senza ancora certezze sulla ricostruzione, i fondi e il futuro della città. L’assoluzione di oggi non può essere circoscritta ad una mera notizia di cronaca, doni ancor più forza a chi non si arrende all’inerzia del tempo che scorre e al fatalismo di chi teme non rivedrà mai L’Aquila splendere. Anche oggi torniamo a chiedere che si avvii la ricostruzione, che L’Aquila sia interamente ricostruita e restituita alla cittadinanza, che i diritti di chi continua a vivere e a subire la tragedia di quella notte sia definitivamente riconosciuti. Esattamente come nel luglio di 3 anni fa torniamo a gridarlo, a pretenderlo sempre più forte.

Ass. Antimafie Rita Atria, PeaceLink Abruzzo, Ass. Culturale Peppino Impastato

Maurizio Acerbo:”SI ALLA CANNABIS, NO AL TAGLIO DEL SIRENTE VELINO”

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Anche questa volta siamo riusciti a fermare l’attacco al Parco Sirente Velino con il rinvio della proposta di legge Ricciuti al Consiglio di martedì prossimo.

Molto positivo il bilancio per Rifondazione Comunista visto che sono state approvate molte nostre proposte di legge sulla cannabis terapeutica, l’emergenza sfratti, la proroga di altri due anni dello stop all’apertura di centri commerciali e la richiesta di referendum abrogativo delle norme con cui Monti ha creato il far west nel commercio consentendo alla grande distribuzione di stare aperta 365 giorni all’anno.

E’ stata finalmente abolita con un mio emendamento la norma del 2002 che consentiva PRUSST in deroga a normative urbanistiche e edilizie.

Maurizio Acerbo
, consigliere regionale

Bella e partecipata l’assemblea organizzata dall’Anpi L’Aquila in difesa dei valori della Costituzione

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Fulvio Angelini durante la relazione

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E’ stata bella e partecipata l’assemblea organizzata dalla sezione aquilana dell’Associazione Nazionale Partigiani in difesa della Costituzione. L’incontro è stato l’occasione per molti di ritrovarsi nel segno dei valori condivisi dell’antifascismo e della costituzione.
Dopo una prima fase dedicata al tesseramento, che ha visto l’adesione di oltre cinquanta persone, il segretario Fulvio Angelini ha introdotto l’assemblea con una bella e appassionata relazione incentrata sulla necessità di riportare l’Anpi sul territorio, non solo sui temi classici della Resistenza e dell’antifascismo, ma anche, ed era il tema dell’incontro, sulla difesa della Costituzione.
Per farlo, ha ricordato Angelini, sarà necessario entrare nelle scuole per parlare con i giovani che non danno più per scontato come una volta il messaggio della Costituzione nata dalla Resistenza.
Poi si sono succeduti gli interventi di numerosi ospiti tra i quali segnaliamo Franco Federici sul valore della formazione e quello del segretario della camera del lavoro provinciale Umberto Trasatti, che ha ricordato come all’interno del dibattito congressuale della Cgil i temi della tutela dei cardini della Costituzione sono ben presenti.Sicuramente di grande rilievo è stato il contributo di Paolo Muzi che ha proposto all’assemblea di aderire ad un progetto intitolato i percorsi della memoria, che vuole istituzionalizzare un un cammino nei luoghi simbolo della resistenza e della barbarie nazifascista sul nostro territorio.
Le tappe del percorso ripercorrebbero il cammino dei nove martiri da San Sisto a Collebrincioni, passando poi per Arischia, dove operava il partigiano Antonio D’Ascenzo, salendo per Casale Cappelli dove ci fu uno scontro a fuoco in cui perse la vita un resistente, poi a Filetto sul luogo della strage e infine su Monte Archetto, rifugio della Banda Gran Sasso per poi scendere ad Onna. In ogni luogo un cippo della memoria. Significativo e incentrato sul tema della sacralità dei valori e del messaggio della Resistenza l’intervento di Aldo Scimia. In chiusura, l’intervento di Francesco Marola del coordinamento provinciale dell’Anpi è stato incentrato sul contrasto ai nascenti e proliferanti neofascismi e sulla necessità di legare l’esperienza dell’Associazione Nazionale Partigiani ai movimenti antifascisti.

Prc:Juchich e Perilli “Dalle intercettazioni preoccupante zona d’ombra-immediatamente il piano anticorruzione”

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Riceviamo

Le intercettazioni delle conversazioni dell’ex assessore alle opere pubbliche Ermanno Lisi con imprenditori, tecnici comunali e professionisti aquilani, rese note da un giornale on line, seppure archiviate dalla magistratura e senza rilevanza penale, dimostrano in maniera abbastanza evidente un quadro poco chiaro nella rete di relazioni tra i soggetti incaricati di gestire il flusso di risorse da impegnare nella ricostruzione e ambienti economici e delle professioni.
Si pone chiaramente la necessità di riproporre la questione morale come elemento essenziale nella vita pubblica cittadina. Per farlo l’amministrazione anticipi l’applicazione del piano anticorruzione, prevedendo la rotazione periodica dei dirigenti e di tutti i ruoli sensibili impedendo così, di fatto, l’eventuale creazione di zone d’ombra e di connivenza.
Rifondazione Comunista nella nostra città da sempre è impegnata nella battaglia per la trasparenza e il rispetto delle regole, come dimostrano le nostre storiche battaglie sui puntellamenti, sulle convenzioni urbanistiche e soprattutto contro le sacche di interesse e di rendita composte da settori della macchina comunale e ambienti imprenditoriali. Negli anni lo spostamento di dirigenti è stato spesso solo il frutto delle nostre denunce.
Appare evidente che oggi nessuno può girare la testa dall’altra parte. L’Aquila nel momento più difficile della sua storia chiede con forza che la buona politica, quella che si scontra quotidianamente con questo tessuto d’interessi trasversali, smantelli una volta per tutte questo sistema, che nelle intercettazioni dell’informativa della polizia viene definito “mafia interna”, e restituisca ai livelli regolarmente eletti la possibilità di amministrare in modo trasparente e nel rispetto dell’interesse comune.

Goffredo Juchich
Segretario Comunale Prc Circolo “A Casamobile”

Enrico “Chico” Perilli
Capogruppo Prc L’Aquila

DOCUMENTO FINALE APPROVATO DAL IX CONGRESSO NAZIONALE DI RIFONDAZIONE COMUNISTA

SINISTRA: PARTITO CORTEO A ROMA, L'OPPOSIZIONE E' NOSTRA

Il 9° Congresso Nazionale del Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, riunitosi a Perugia il 6/7/8 Dicembre 2013, sentita la relazione del segretario uscente Paolo Ferrero e sentito il dibattito, impegna il Partito tutto a lavorare già dalle prossime settimane secondo quanto deliberato dai congressi di circolo del Partito, attraverso il voto degli iscritti e delle iscritte. Iscritti ed iscritte che ringraziamo per aver partecipato ai congressi di circolo e per essere, con la loro generosa militanza, il vero patrimonio del nostro Partito.

Occorre da subito continuare nel lavoro di costruzione del più ampio movimento di massa di opposizione al governo Letta, alle politiche di austerità imposte dall’Unione Europea e nella difesa della costituzione nata dalla Resistenza. La Costituzione è oggetto di un vero e proprio attacco da parte della maggioranza del Parlamento. Una maggioranza che è delegittimata ad operare qualsiasi modifica alla nostra carta fondamentale, anche alla luce della recente decisione della Corte Costituzionale di dichiarare anticostituzionale l’abnorme premio di maggioranza della legge elettorale Calderoli, grazie al quale già si era operato nella precedente legislatura lo strappo dell’introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione, attraverso la riforma dell’art. 81.

A tale proposito, il PRC ritiene istituzionalmente inopportuno e gravissimo politicamente l’intervento del Presidente della Repubblica Napolitano, teso a prefigurare un nuovo impianto istituzionale ed elettorale della Repubblica in senso maggioritario, attraverso una prassi presidenzialista. Contro questo disegno, il PRC si è sempre battuto e si batterà, facendo appello a tutte le forze democratiche e antifasciste, a partire dal comitato per il 12 Ottobre, a far sentire il proprio dissenso e manifestare la loro contrarietà alla manomissione della nostra carta costituzionale e a rilanciare la battaglia per un sistema elettorale proporzionale. Il tentativo in corso di disinnescare gli effetti della sentenza della Corte Costituzionale sulla legge elettorale va contrastato sul piano politico e culturale. Il fallimento di venti anni di maggioritario e bipolarismo rende possibile riprendere a livello di massa la battaglia per la proporzionale. La crisi democratica che viviamo è conseguenza di quella sociale ed economica.

La crisi economica che viviamo in Italia è figlia del neoliberismo bipartizan, applicato su scala continentale dalla troika e dalla commissione europea, attraverso memorandum, Mes e Fiscal compact, e nel nostro paese aggravata delle grandi coalizioni e dai governi Monti e Letta. In nome dell’osservanza cieca dei trattati europei e del rientro dal debito, si sta portando avanti un attacco senza precedenti alle condizioni di vita di milioni di donne e uomini, dei lavoratori, delle classi sociali più deboli. Si sta operando una nuova offensiva, che vede questo governo protagonista di una ennesima ondata di privatizzazioni, di vera e propria svendita del tessuto produttivo del paese, già segnato dagli effetti recessivi delle politiche di rigore fin qui applicate. Una crisi che vede drammaticamente crescere il divario e insopportabili disuguaglianze fra aree del paese e classi sociali. Una crisi che colpisce le fasce più deboli della popolazione, fra cui giovani , donne, con una disoccupazione ai massimi storici ed una precarietà divenuta esistenziale. Una crisi che vede approfondirsi elementi di regressione civile e culturale, solitudine e disperazione, paura e razzismo. Fra questi spicca il moltiplicarsi dei casi di femminicidio. La diffusa violenza maschile, fisica, materiale e simbolica, sul corpo delle donne, sono il segno di una crisi del maschile che ancora non sa porsi in relazione con la libertà femminile.

Nella costruzione di un movimento di massa contro l’austerità, il PRC deve impegnarsi nel ridare centralità al conflitto sociale e di classe. I caratteri della crisi dimostrano attualità della critica marxista dell’economia politica e delle teorie economiche dominanti, della centralità del conflitto di classe, pur nelle rinnovate forme derivate dalla nuovo composizione sociale del blocco sociale di riferimento. Qui siamo chiamati ad un salto di qualità della nostra iniziativa, innovando e estendendo le nostre pratiche di intervento sociale, dando priorità alla nostra capacità di iniziativa politica e organizzazione, alla modalità di lavoro dei nostri circoli. Il 9° congresso del PRC chiama il prossimo CPN a dare centralità al lavoro di radicamento sociale del partito, di cura della sua presenza fra i lavoratori e le lavoratrici, i precari, i movimenti per la casa e il reddito, i migranti, a estendere e rafforzare le pratiche del partito sociale. Senza cambiare rapporti di forza nella società e senza una nostra capacità di essere presenti e promotori nelle lotte sociali, non può esservi alcun cambiamento dei rapporti di forza politici. Occorre inoltre una cura della sua capacità di autonomia attraverso l’autofinanziamento, della sua capacità di comunicazione, dotandosi di ulteriori strumenti, della formazione dei gruppi dirigenti e del loro necessario rinnovamento. Un rinnovamento che sia anche e soprattutto delle pratiche, mettendo in atto una democrazia degli iscritti, un modello di partito partecipativo e inclusivo. Un partito che superi il suo carattere sessuato e una pericolosa tendenza a rimuovere la questione di genere, come purtroppo emerso anche durante questo nostro consesso. Un partito che sappia dialogare e costruire relazioni stabili con il mondo della cultura e dell’intellettualità non organica al pensiero unico. Un partito che accolga le figure sociali della nuova composizione di classe. Occorre inoltre lavorare alla cura dell’organizzazione del partito, per un suo rilancio e per migliorarne la vita democratica, il coinvolgimento dei circoli, una verifica dei gruppi dirigenti basata sul lavoro politico svolto. A tale fine, il congresso del PRC dà mandato al prossimo Cpn di convocare una conferenza di organizzazione del Partito, per definire le necessarie innovazioni alla sua modalità di funzionamento a tutti i livelli. Per apportare le necessarie modifiche statutarie derivanti dall’esito della conferenza, il congresso propone di riconvocare la platea dei delegati.

Dal punto di vista del conflitto sociale, pur in un quadro di mobilitazioni che a differenza del resto del sud Europa rimane segnato dall’inerzia e dalla subalternità della gran parte del sindacalismo confederale al quadro politico, esistono positivi segnali in controtendenza, come dimostrano le mobilitazioni del 18 e 19 ottobre, le mobilitazioni dei lavoratori del trasporto pubblico a Genova e Firenze, le lotte nel settore della logistica, la manifestazione del 12 Ottobre a difesa della costituzione, l’iniziativa della Fiom e dei sindacati di base in tutti questi anni.

Il PRC è chiamato a dare maggior efficacia e coordinamento nell’iniziativa dei suoi iscritti nel lavoro sindacale, coordinandone l’attività al fine della costruzione del movimento di massa contro l’austerità. A tal fine, per il prossimo congresso della CGIL, auspichiamo la costruzione di una sinistra sindacale che possa aprire una battaglia politica per rilanciare il ruolo di classe della CGIL su punti dirimenti la politica economica, sociale e contrattuale, invertendone il segno moderato e adattativo al quadro politico.

In Italia pesa enormemente l’assenza del conflitto sociale organizzato, che ponga la questione del lavoro e della giustizia sociale , della redistribuzione della ricchezza al centro del dibattito politico, e senza il quale la crescente sofferenza sociale trova come sbocco quello della protesta populista o dell’astensione, o il rischio di essere attratto da proposte reazionarie. L’antifascismo per noi rimane valore indiscutibile e impegno d riaffermare.

La battaglia sociale che dobbiamo promuovere è anche battaglia delle idee, di egemonia per la costruzione del blocco storico, di ricomposizione delle tante vertenze sociali e ambientali che attraversano il paese, come la No Tav, quella terra dei fuochi, le lotte in difesa del posto di lavoro e per i beni comuni, del precariato per il reddito sociale, della difesa della scuola e università pubblica, per la pace e contro la guerra, i No Muos e contro gli F35.

In questa direzione il PRC si impegna a fare del Piano per il lavoro e riconversione ecologica dell’economia la sua campagna di massa dei prossimi mesi, per rimettere a tema la necessità dell’intervento pubblico in economia e del mutamento di paradigma sull’idea di sviluppo. La recente tragedia che ha colpito la Sardegna, dimostra ancor di più come sia urgente e necessario , attraverso una programmazione pubblica, intervenire per il riassetto idrogeologico del territorio, e quanto l’idea liberista sia incapace di coniugare sviluppo sociale e salvaguardia dell’ambiente, di come la lotta per la trasformazione sociale connetta questione di classe e ambientale. L’austerità colpisce i diritti sociali anche attraverso il patto di stabilità imposto agli enti locali. Il Partito si impegna in una campagna contro i suoi vincoli e per la sua messa in discussione e sostiene pertanto l’esperienza della rete dei comuni solidali come delle amministrazioni che in varie forme si oppongono alla distruzione del welfare locale in nome del rigore. Il 9° congresso del PRC sostiene la campagna per l’amnistia sociale, contro la repressione dei movimenti sociali in atto.

Accanto e insieme al piano per il lavoro, Il PRC fa della lotta per la rottura con questa Unione Europea, per la messa in discussione della sua architettura istituzionale neoliberista e dei suoi Trattati, come il fiscal compact, Mes , Maastricht e Lisbona, il centro della sua proposta e iniziativa politica. La disobbedienza ai trattati e la costruzione di coalizioni sociali e politiche contro l’austerità a livello nazionale ed europeo sono una priorità e necessità. Senza mettere in discussione gli attuali assetti di potere in Europa, la sua natura antidemocratica e antipopolare, non è possibile uscire da questa crisi, che anzi si aggrava seguendo la via tracciata dalle elites europee di massacro sociale e distruzione del welfare e dei diritti. A tal fine il PRC sostiene la campagna per referendum consultivi sui trattati europei e le comuni campagne con il Partito della Sinistra Europea, come quella contro il TTIP.

Il PRC è inoltre chiamato ad approfondire il dibattito su la possibile implosione dell’area euro e della moneta unica, come possibile conseguenza delle politiche di austerità, e sulle possibili proposte alternative e eventuali strategie di uscita, in difesa dei lavoratori e della sovranità popolare e democratica.

Nelle stesse ore in cui si chiude il nostro Congresso, si svolgono le primarie per l’elezione del nuovo segretario del PD, il cui probabile esito sancirà una nuova svolta moderata e centrista. Una svolta che si accompagna ad un quadro europeo segnato dalla nascita della grosse koalition in Germania e che chiude ogni illusione riguardo possibili mutamenti di rotta della socialdemocrazia europea nei riguardi dell’austerità.

Per tali ragioni è ancor più necessario rimettere in campo una proposta per la sinistra nel nostra paese.

Contro la grande coalizione europea e italiana, occorre costruire una sinistra alternativa e autonoma dal centrosinistra, che si unisca su un chiaro programma di lotta all’austerità, di rottura con il modello neoliberista di questa unione europea, per un’uscita da sinistra dalla crisi.

Ferma restando la necessità del Prc come organizzazione politica dei comunisti, che è aperta al confronto sul tema dell’unità con le altre forze comuniste, nella chiarezza della scelta strategica di autonomia dal centro sinistra e di innovazione politico culturale nel senso della rifondazione. Come nel resto d’Europa – e le esperienza del Front de gauche, Izquierda Unida, Syriza ne dimostrano la fattibilità – insistiamo nel proporre un processo di aggregazione dal basso, democratico e partecipativo della sinistra di alternativa e delle forze antiliberiste e anticapitaliste del nostro paese, che si connoti per l’autonomia e l’alterità rispetto al centrosinistra e al Partito Democratico. In questa direzione, il IX congresso del PRC impegna il Partito nel far crescere e avanzare per le prossime elezioni europee la costruzione di una lista di sinistra e contro l’austerità, che faccia riferimento alla Sinistra Europea e al Gue, e che riunisca intorno alla candidatura di Alexis Tspipras le forze della sinistra alternativa, i movimenti e le singole personalità che condividono il programma comune di lotta all’austerità, per i lavoro, la difesa dei beni comuni e dei diritti sociali. Una lista che dia voce ai precari, a lavoratori, a tutti popoli europei che resistono agli effetti nefasti delle brutali politiche di austerità imposte dalla Troika e dall’UE, e di cui la lotta del popolo greco e di Syriza rappresenta il punto più alto e la dimostrazione che è possibile un’uscita a sinistra dalla crisi.

Costruire l’alternativa alle politiche del partito unico delle privatizzazioni e dell’ultra liberismo sfrenato

lacrime e sangue

Di Alfonso De Amicis e Tina Massimini (Ross@ L’Aquila)

La sentenza della Consulta sul “porcellum”, per quanto in ritardo, non ha colto di sorpresa nessuno. Tutti sapevano che questo sistema elettorale era anticostituzionale, ma troppi, furbescamente, hanno cercato di eludere questa incontrovertibile verità per trarne il massimo vantaggio.
Dopo otto anni con tre momenti elettorali, con questa sentenza si pone fine ad una congiunzione storico-politica iniziata con una massiccia campagna mediatica contro il proliferare dei partiti, le troppo frequenti crisi di governo, ecc. e che si concluse con il referendum per l’abolizione del proporzionale favorendo l’introduzione del sistema maggioritario convincendo gli italiani che per diventare un paese “moderno” occorreva diventare bipolari.
Parliamo di tecniche elettorali che, nelle varie evoluzioni sempre motivate dall’ossessione per la governabilità, sono però servite a scardinare l’ordinamento democratico nato dalla resistenza. Ed ecco che, con le nuove forme/tecniche di comando e di controllo e con un surplus di autoritarismo il potere ha creato le condizioni per perpetuare il propri dominio. Nel contempo, sotto la crescente minaccia della crisi economica e con il pretesto di farvi fronte, si mantiene l’intero Paese in una condizione di costante paralisi e di ricatto.
“In passato (sino al compimento della prima rivoluzione industriale, nel XIX secolo) il capitalismo è stato la forma economica e il rapporto sociale più capace di ottimizzare lo sviluppo delle forze produttive sociali (forza-lavoro e saperi tecnici incorporati nei mezzi di produzione). E’ stato in grado di alimentare questo sviluppo imprimendogli costanti accelerazioni (pur con elevatissimi costi sociali e ambientali) e di rendere socialmente disponibili i suoi risultati (pur con fortissime iniquità).” (Alberto Burgio “Senza Democrazia”).
L’attuale crisi globale, che ha già distrutto milioni di posti di lavoro e aperto voragini nelle casse dello stato, ha interrotto il ciclo “virtuoso” tra il capitalismo e società descritto da A. Burgio. Una verità universale tanto vera quanto il cinismo della globalizzazione mercantilista dell’ideologia neoliberista.
Sembrano trascorsi secoli da quando il crollo del Muro di Berlino apparve a centinaia di milioni di europei una promessa di liberazione, ma gli ultimi venti anni hanno dissolto questa speranza sostituendola con un misto di ansia solitudine e disperazione. Questa crisi è ancora più gravida di pesanti conseguenze in Italia dove la corruzione e la cialtroneria rappresentano la cifra di gran parte di un ceto politico-amministrativo da troppo tempo autoreferenziale e miope.
Il cupo disfacimento di un intero modello istituzionale, economico e sociale è arrivato alla fase terminale e a nulla valgono gli esorcismi di una classe politica di così scarso spessore politico-culturale.
Dentro questa frana istituzionale l’unico ad avere un programma preciso e una visione d’insieme è il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Meglio chiamarlo “Re Giorgio” il quale considera le politiche europee l’unica strada da percorrere se si vuole, attraverso l’euro, essere protagonisti di una visione globale e tendenzialmente imperialista. E poco importa se occorre imporre severe politiche sociali e un rigorismo istituzionale che si bacia con una torsione violentemente autoritaria. Ed è innegabile che siamo di fatto in una repubblica semipresidenziale. Come pure è innegabile che le più pesanti riforme, le peggiori politiche sociali ed istituzionali sono state realizzate da governi di centro sinistra (riforme pensionistiche, riforme costituzionali a cominciare con quella del Titolo V, riforme sul lavoro ecc.). Purtroppo non è la prima volta che la socialdemocrazia, o uomini provenienti da questo spazio politico, ha fatto il lavoro sporco per le borghesie “cosmopolitiche”: Mussolini in Italia era stato socialista ma divenne un fervente interventista, così l’assassinio di Rosa Louxemburg avvenne per mano della socialdemocrazia tedesca.
Per invertire questo disegno vanno sconfitte e rovesciate queste politiche sociali ed economiche. Rovesciare, rompere perché gli emendamenti e i piccoli aggiustamenti non sono più sufficienti e non riteniamo affatto che le primarie, che hanno visto Matteo Renzi proiettato verso il podio più alto della scala gerarchica del potere, possano rappresentare la premessa per un percorso di rottura con le politiche già sperimentate e di cui oggi vediamo gli esiti recessivi e depressivi. Alcuni sono bravissimi a raccontare le paure, le sofferenze, le angosce, ma sono le risposte a tutto questo che non sono indifferenti.
Bisogna battersi per un ritorno al proporzionale – una testa un voto – che garantisce un rapporto diretto tra rappresentato e rappresentante, così come occorre rompere con questa Unione Europea che, per conseguire il suo obiettivo imperialistico sta esercitando tremende pressioni sui governi e sulle popolazioni del sud della vecchia Europa usati come massa di manovra e come esercito industriale di riserva.
La posizione del nostro paese è strategica per fermare questo abominio e per proporre un totale ribaltamento delle politiche economiche fin qui tragicamente perseguite. E quindi blocco alle privatizzazione e nazionalizzazione di quello che rimane, creare nuovo lavoro per i giovani ma soprattutto non consentire più la perdita dei posti di lavoro ancora in essere, vietare la svendita e/o lo sfruttamento dei territori, abolire il “pareggio di bilancio”, ecc., riconquistare sovranità politica ed economica affinché il nostro Paese, ma anche gli altri che pure sono in analoga sofferenza, si affranchi dalla sudditanza ai diktat della BCE, del FMI, della Commissione Europea.
A L’Aquila unitamente alla Ricostruzione dell’intero cratere la riapertura di una fabbrica come l’Alenia Spazio potrebbe far immaginare, ma solo se nazionalizzata, ad un programma di medio termine che abbia un respiro nazionale e che ci porti fuori da questa crisi gettando le basi verso una transizione plausibile. Una transizione che unisca la nazionalizzazione di beni strategici al rilancio ed alla tutela dei grandi Prarchi e Riserve situate in tutto il territorio abruzzese è essenziale per rilanciare una visione pubblica contro le privatizzazioni e le politiche ultraliberiste.
Per la democrazia, per noi, per la nostra vecchiaia, per i nostri figli e nipoti, prima che la frana travolga tutto e tutti.

Un’altra europa è possibile ma solo smantellando Euro e trattati

In-fuga-dall-Euro.-O-No

Di Roberto Santilli giornalista di Abruzzoweb

Se ne sono accorti quasi tutti.
Qualcuno continua a difendere l’indifendibile, lì va capito se per ragioni di carriera e denaro o ‘soltanto’ per dabbenaggine, ma la truffa dell’Euro e dei Trattati europei è stata finalmente sdoganata.
E lo dimostra lo schieramento degli ‘euristi’ da guerriglia mediatica e da cattedra, per non parlare di quelli da letto, i professori di economia, gli uomini d’affari, i giornalisti, gli ideologi dal sedere garantito, gli stessi che si sacrificano e che si immolano ovunque per tenere in piedi un meccanismo che fa comodo a loro e a pochi altri, mandando in cancrena una maggioranza in Italia già segnata dalle conseguenze del vero potere (sia ben chiaro: conseguenze, non cause) come la Mafia e altri capitoli tremendi del nostro Paese.

Per capire l’Euro vanno messee in mezzo la logica e la pietà, quest’ultima neppure molto profonda.
Chi scrive non ha grossi strumenti a disposizione, non ha un gran cervello in realtà e non gira il mondo a piedi scalzi per aiutare i più deboli.

Chi scrive ci è arrivato grazie soprattutto al lavoro di un giornalista, Paolo Barnard, che sull’Euro e sui Trattati Europei ha fatto un lavoro che dalle parti di Travaglio, Santoro e altri ‘incantatori’ non si è mai visto: informare.
Insomma, con un po’ di fatica e di volontà la mela marcia si può identificare, perché l’Euro è una mela marcia, anche se sarebbe meglio descriverlo come uno strumento criminale nelle mani di criminali: una moneta che gli Stati ex sovrani devono prendere in prestito dagli strozzini, ossia dai mercati dei capitali privati, vedi grosse banche private, fondi speculativi e altre diciture da far venire i brividi.

Una moneta senza senso per chi ha ancora un po’ di sale in zucca e di onestà, una moneta che è il simbolo di un’Europa nata sotto la spinta reazionaria di personaggi che consideravano il popolo una specie animale da non rispettare, da tenere in silenzio, in ginocchio il più possibile, o magari da far fuori come ai ‘bei tempi’.
I successori la pensano ancora così. E nessuno si sogna di arrestarli.

Ci stanno mettendo in ginocchio per i prossimi decenni e lo stanno facendo con strumenti tecnicamente incomprensibili che andrebbero spiegati a noi della plebe, dovrebbero essere resi ‘commestibili’ da chi dovrebbe tutelarci.
Ma così non è, così non sarà mai.

Vero, all’interno di questa spinta per un’Europa sulla carta unita, bella, solidale, ci sarà stato chi ha lavorato con passione pensando di fare il bene dei popoli, ma anche tra i soldati di Hitler e di Stalin si è trovato qualcuno con un cuore grande così, il che può aver cambiato un passetto di storia, non la storia completa
Il dramma, ma pure l’opportunità, dell’ennesima arma nelle mani di pochi che fa male a molti, è semplice: proprio perché fa male a molti e nonostante i molti siano diversi tra loro, è bene che i molti dedichino più tempo a combattere l’arma che li sta uccidendo, ossia l’Unione Europea, piuttosto che a gettare tutto il fiato e l’attivismo su battaglie sacrosante ma di superficie, che si combattono nel cortile fuori casa e per le strade più immediate, per evitare che dal cielo continuino a piovere bombe come il Fiscal Compact e altre bestemmie nella chiesa del bene pubblico, pur emaciato, zoppicante e corrotto come quello italiano.

Intendiamoci. La lotta alla corruzione, agli sprechi della ormai arcinota casta, all’inquinamento e agli altri capitoli che feriscono l’Italia, è moralmente giusta.
E se non fosse per la malattia mortale studiata a tavolino e sparsa in giro per l’Europa da chi davvero comanda a bacchetta il Vecchio Continente, sarebbe una lotta ancora più giusta dal punto di vista economico, oltre che morale.
Il guaio è che non lo è.

Dal punto di vista economico, tutte le lotte di cui si legge e si sente parlare (ovviamente, perché rompono le scatole ai ladri di polli, pericolosi certamente, ma non ai sovrani), se vinte o addirittura stravinte, non salverebbero l’Italia intera dal disastro di proporzioni storiche cui ormai è destinata se non si smantella la struttura europea che ci domina e ci uccide.
Purtroppo però vent’anni di energie sprecate dietro a personaggi di seconda o terza fascia come Silvio Berlusconi, che a chi comanda sul serio non è simpatico da tempo, una certa magistratura a orologeria questa cosa la sa benissimo, hanno fiaccato la pur volenterosa resistenza italiana. Non rossa, nera, bianca, verde o viola.
La resistenza italiana, quella che è chiamata a difendere la parte ancora sana del Paese per evitare che finisca come la parte marcia.

L’Europa dell’Unione, dei Trattati e della moneta Euro è una mostruosità che supera le mafie e i movimenti intolleranti e xenofobi, che anzi li provoca, li fa crescere in quei territori devastati dall’economia che non va più.
Fatta passare nell’arco di decenni per ciò che non rappresenta grazie a una macchina propagandistica di dimensioni spaventose, basti pensare al martellamento ideologico che invase addirittura le pagine di un fumetto per i più piccoli come Topolino (non è uno scherzo, è la triste verità), la creatura europea oggi fa vedere al mondo ciò che è per davvero: un orrore.
Ed è molto peggio del capitalismo che non piace agli anti-capitalisti, è la versione in giacca e cravatta di un totalitarismo di cui si è celebrata la scomparsa proprio mentre stava riprendendo vita. La fregatura del potere che conta.

Dunque, che si liberi al più presto questo Paese già disgraziato di suo insieme agli altri Paesi d’Europa, affinché ci si unisca seguendo necessità e differenze tra Paese a Paese, oppure le battaglie che fino a oggi sono sembrate vitali saranno molto presto un pallido ricordo.
Si torni a decidere a casa propria il proprio destino, concordando le parti in comune con gli altri Paesi purché essi siano sovrani e democratici, cioè liberi da vincoli sovranazionali e pupazzi interni che nulla hanno a che vedere con la tutela del popolo.

I limiti e i problemi pur gravi ma da pianerottolo li discuteremo e li combatteremo con più forza quando ci saremo ripresi le sovranità monetaria e di bilancio oggi nelle mani di ignobili tecnocrati. Occhio: non di conclamati assassini come Totò Riina, ma di stimati professori ed esperti di economia.
Dalla padella alla brace.

In chiusura. Difendere la Costituzione è lodevole, purché la Costituzione non sia ridotta un cadavere.
E in Italia lo è. Da tempo.
Ma i colpevoli siedono dalle parti di Bruxelles e dintorni industrial-finanziari di ‘primissima qualità’, non di Arcore.
Smettetela, smettiamola, di prendere a pugni le ombre.

Rossoblù sconfitti dalla Nocerina.Il punto della situazione

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Di Alessandro Mellone

L’Aquila esce sconfitta dallo stadio “San Francesco di Assisi” in quel di Nocera Inferiore. Quarta sconfitta per i rossoblù aquilani in campionato, seconda di fila, dopo la battuta d’arresto subita nel gelo notturno del Fattori contro il Gubbio dell’ex Falconieri.
Precisando che non si può che essere estremamente soddisfatti di quanto ha fatto finora la truppa di Pagliari, una matricola partita col solo scopo di far bene e provare se possibile a centrare i play-off in un girone senza retrocessioni sì, ma estremamente difficile e pieno zeppo di squadre con ‘piazza’ e blasone da serie B se non da Serie A, è il caso, in questo momento del campionato, di fare il punto della situazione.
La rosa ha dimostrato la sua validità, ma ha denotato forse qualche carenza nel soddisfare appieno le esigenze del Mister e del modulo scelto, il 4-3-3.
Un modulo che in questo scorcio di stagione ha dato spesso soddisfazione come risultati e qualità di gioco, ma che, appunto, forse manca di qualche interprete per poter essere sfruttato al meglio in ogni situazione e contro ogni avversario.
In effetti a questa squadra è sembrato mancare un centravanti adatto e qualche alternativa sugli esterni. De Sousa, che ha iniziato benissimo la stagione, ora sta faticando e necessita di un’alternativa valida per poter “rifiatare”, mentre Infantino, che sta trovando poco spazio con Mister Pagliari, non sembra avere le caratteristiche richieste da questo tipo di gioco.
Per quanto riguarda gli esterni Triarico, usato spesso dal Mister come alternativa, non sempre ha convinto.
Ora, a poche settimane dalla riapertura del calciomercato, c’è da capire quali siano le intenzioni societarie: “accontentarsi” di giocare per entrare nei play-off o fare qualche sforzo economico per provare a colmare le poche lacune palesate e giocarsela con le primissime fino all’ultimo.
Inoltre va sistemata al meglio qualche piccola ‘tegola’ interna, perché dopo le dichiarazione in settimana del Mister sulla ‘vicenda Infantino’ è inutile nascondersi, qualche problemino c’è stato e bisognerà metterci riparo il prima possibile, per evitare di trovarsi in uno spiacevole deja vu.
Gli allenatori sono pagati per scegliere chi mandare in campo, i calciatori per farsi trovare pronti e mettersi a disposizione degli stessi al 100%, non per discuterne le scelte.
Quale siano le future decisioni societarie ai tifosi rossoblu non resta che continuare a fare ciò che stanno facendo alla grande guidati al solito dagli encomiabili R.b.e.78 e dagli altri gruppi dalla Curva Sud, il vero cuore palpitante del tifo aquilano: essere entusiasti e sostenere fino in fondo società e squadra, senza alcuna pressione. In fondo fino a qualche anno, ma anche mese, fa, chi avrebbe avuto tale dubbio: “proviamo a giocarci la B diretta o ‘solo’ ad entrare nei play-off, poi quello che viene viene..??”.

Avanti L’Aquila! Avanti Curva Sud!