Al Fattori passa il Lecce (0-1).Cronaca e pagelle

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Un gran tiro di Papini al 18° del primo tempo condanna L’Aquila ad una sconfitta in fin dei conti meritata. L’Aquila parte tenendo il ritmo della gara basso nel tentativo di controllare il Lecce. Dopo 11 minuti i rossoblù trovano la migliore occasione da gol della gara con un gran colpo di testa di capitan Pomante parato d’istinto dal portiere ospite. Dopo il gol pugliese i rossoblù escono dal torpore e riescono ad imporre alla partita ritmo e velocità costruendo buone trame, battendo diversi angoli e punizioni dalla trequarti, che però non arrivano ad impensierire più di tanto il bravo estremo giallorosso Petrucchini.

Al 43° si fa espellere l’autore del gol Papini per doppia ammonizione. Nella ripresa il numeroso pubblico aquilano, in 3000 oggi a sostenere la Valorosa, si aspetta l’arrembaggio alla ricerca del pareggio. Speranza delusa visto che sarà solo un gran destro di Pià indirizzato al sette e sventato da Petrucchini a creare un sussulto ai pochi tifosi ospiti.

Resta l’amarezza per aver perso il quarto posto e per una squadra che quando deve costruire il gioco con le grandi in casa si perde un pò. Domenica prossima la truppa di Pagliari sarà chiamata ad un’altra trasferta affascinante all’Arena Garibaldi di Pisa.

Pagelle

Testa:  alla centesima gara in Rossoblù dove fare solo normale amministrazione. incolpevole sul siluro di Papini. voto 6

Scrugli  : Prova a spingere perchè c’è poco da difendere con un Lecce tutto coperto. Ma senza crossare mai e ripassando sempre il pallone indietro non si va lontano. Voto 5

Dallamano: gioca una gara incolore. Voto 5,5

Carcione: sottoritmo e in difficoltà raramente riesce a creare difficoltà con i suoi calci da fermo. Voto 5,5

Zaffagnini: Non esce su Papini in occasione del gol. recupera con un paio di diagonali perfette nella ripresa. Voto 6

Pomante: Sfiora il vantaggio e si conferma una garanzia in coppia con Zaffagnini. Voto 6,5

Gallozzi: Impreciso e arruffone. Il centrocampo non gira anche a causa sua. Voto 5

Del Pinto: Il talento aquilano ci prova ma si vede che oggi non è in giornata. Voto 5,5

De Sousa: Solito impegno, ma la porta è lontana e quindi anche il gol. Voto 5,5

Frediani: Per il giovane attaccante rossoblù solo qualche spunto nel primo tempo. Troppo poco. Voto 5,5

Pià: Bell’esordio. Il più in palla del reparto offensivo rossoblù. Movimento e qualità solo una grande parata del portiere Leccese gli toglie la gioia del gol. Voto 7

Libertazzi: entra e va a fare a sportellate con la granitica difesa leccese. da rivedere. Voto 6

Corapi: Prova a dare ritmo al centrocampo e con il suo ingresso il Lecce almeno è dovuto arretrare un pò. Voto 6

Ciciretti: nessun impatto sulla gara. Voto sv.

 

Prc L’Aquila: subito riunione di maggioranza per allargare

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Si è concluso a tarda notte il direttivo del Circolo comunale del Prc Alfonsina Casamobile

Ecco il comunicato:

 

Il direttivo del circolo comunale del PRC Alfonsina Casamobile riunito venerdì 10 gennaio, in questo momento decisivo per l’amministrazione e per le sorti di tutta la città, ritiene doverosa la convocazione di una riunione d’urgenza dei partiti della maggioranza affinché si rilanci prontamente un percorso di svolta amministrativa radicale, per valorizzare i risultati migliori di questa amministrazione e affinché si individui una scala di interventi che rendano la trasparenza il primo punto dell’azione amministrativa, attuando tutte quelle pratiche, per quanto difficili, che impediscano la possibilità di episodi di degenerazione personalistica e corruttiva, e si apra al protagonismo di altri settori associativi, sociali e di sinistra, ad esempio il gruppo consiliare di L’Aquila Oggi, che possano partecipare ad un nuovo corso dell’azione della maggioranza. L’inchiesta Do ut des ha segnato un punto di svolta fondamentale, ora l’unica strada su cui può proseguire l’esperienza amministrativa è quella di raddoppiare gli sforzi e rendersi ancor di più all’altezza della fase storica che sta affrontando la città dell’Aquila.

Direttivo del circolo PRC Alfonsina Casamobile, L’Aquila

Società Civile

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Di Alfonso De Amicis

Confesso che ho difficoltà a discutere politicamente della situazione
aquilana. Le mura alte 2912 impediscono una fluida circolazione del
confronto. In queste valli è facile camminarci. Difficile per le
parole avere il senso di una definizione politico-istituzionale.Il
post modermo, il post lavoro ha preso il sopravvento su tutto. Non c'è
Pizzarotti docet. La prima immagine è quella meno veritiera. Dietro
una immagine c'è ne un'altra e così via di seguito. Probabilmente
l'ultima è quella più veritiera. Che cosa è la cosiddetta società
civile aquilana? Esiste? E se esiste, quale le sue forme, la sua
espressività? Facciamoci alcune domande, e se possibile diamoci delle
risposte. Senza andare per le lunghe e volendo prendere per buono
alcune fattualità di nuovo conio: la storia inizia il 6 aprile 2009.
L'Epifania ma senza re magi. Prima l'occupazione del territorio, soft,
musicale, mangereccia, e...molto operativa. Qualche contestazione, ma
l'ingranaggio funzionava ed ha funzionato perfettamete
perfettamente.Le vicende oggi di Amburgo hanno appreso, attinto dal
comando e controllo aquilano. Li in terra tedesca si sono spinti in
terra "nemica". Poi i primi problemi. Le manifestazioni, le
contestazioni, la raccolta delle firme per una iniziativa di Legge
Popolare per la Ricostruzione dell'Aquila. Non si raggiunse il minimo
indispensabile, 50000 firme. Molti, moltissimi, aquilani non hanno
firmato. Una ventata, via il fumo di un fuoco poco vivace. Poi la
manifestazione Nazionale con una forte presenza "estera".
L'occupazione dell'autostrada, le manifestazioni delle "carriole". La
manifestazione a Roma. Cosa ha sedimentato tutta quata attività? Quale
risveglio civico rispetto ad un passato recente e remoto? Il vecchio
sopravanza un nuovo che non è mai nato. La crisi politica
istituzionale dell'Aquila andrà avanti in presenza di questa
amministrazione, ed eventualmente in presenza a delle nuove. In tal
senso, devo confessare che tutta la vicenda delle carriole non mi ha
mai convinto. Forse molto moderno sul piano comunicativo,
politicamente un po opachi, tanté che la capitalizzazione fu
sapientemente sfruttata da "Zizzetto" Lolli  e compagnia
cantando.Nelle circostanze date la riflessione si è spostata su due
dilemmi: Sessualità, posizione della carriola infuocata, e le
considerazioni, ironiche di Honoré di Balzac sulla ossessione piccolo
borghese circa  le abitazione nella Parigi ottocentesca. Un movimento
individualista -proprietario tipico di una città piccolo
borghese.Immota Manet. La società civile non esiste. E' una
astrazione. A meno che non mi si spieghi: società civile è lo studente
fuori sede? L'operaio che perde il lavoro? L'operaio della Menarini,
della Dompè? I giovani presi per il tulo che hanno lavorato alle
macerie? Gli studenti? O magari i Padroni dell'edilizia, i proprietari
della case sfitte mai messe a disposizione dei propri concittadini più
sfortunati? Costoro sono un unicum o rappresentano interessi di
condizioni e cultura differenti? Diamine un po di chiarezza. Confesso
ulteriormente che cerco di leggere la realtà attraverso strumenti,
"cassetta degli attrezzi" che a molti possono apparire desueti.Anzi
per molti sono "antichi". Tuttavia molti di costoro devono delle
spiegazioni plausibili sulla crisi in atto. L'Aquila paga due volte
questa condizione. Le poche righe scritte in fretta "veloci, con
crampi allo stomaco".  Sono sopraggiunte pensando agli scrtti di Marx
sulla criminalità e L'Ideologia Tedesca. La criminalità da al potere
la capacità di sviluppare le forze produttive, e l'opportunità di
rinnovarsi nei suoi aspetti istituzionali.Magari nascondendoli.
L'deologia tedesca offre una ulteriore lettura  complementare la dove
esorta a riflettere "che le idee dominanti sono le idee delle classi
dominanti". In tal senso la storia di questa contrada è ancora tutta
da scrivere. Avremo tempo di ritornarci perché le vicende di questi
giorni offrono riflessioni più complesse e i cui risvolti
istituzionali sono solo all'inizio.

L’Aquila-Lecce da pienone. Testa tocca le 100 presenze

 

 

Lecce (LE)   LECCE  VS L'AQUILA FOTO FABIO SERINO

 

 

 

 

 

 

Tutto pronto al Fattori per l’arrivo del Lecce. I Rossoblù potranno disporre dei nuovi arrivati Pià e Libertazzi, con quest’ultimo papabile per una maglia dal primo minuto. Rientreranno gli squalificati Del Pinto e Scrugni. Indisponibile  Ciciretti. Ciccio Corapi recuperato ma è incerto il suo impiego dal primo minuto.

Il portierone aquilano Testa toccherà le 100 presenze con la Valorosa. Lecce al completo con Miccoli in campo. Previsti oltre 3000 spettatori.  200 da Lecce.

Arbitro Mangialardi di Pistoia (Colì-Villa)

 

Probabile formazione:(4-4-2) Testa, Scrugni, Dallamano, Pomante, Zaffagnini, Gallozzi, Agnello, Del Pinto, Frediani, De Sousa, Libertazzi 

La lotta dell’EZLN e la “sinistra”, vent’anni dopo l’insurrezione

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Pubblicato il 9 gen 2014

di Ramon Mantovani – esseblog –

Il 1 gennaio del 1994, vent’anni fa, come comparso dal nulla un esercito di straccioni, male armati ma molto convinti ed organizzati, dichiarava guerra al governo messicano ed occupava, dopo sanguinosi combattimenti, le principali città dello stato del Chiapas nel Messico meridionale. Proprio nel momento della “fine della storia” e del trionfo della globalizzazione, nel giorno dell’entrata in vigore dell’accordo commerciale liberista fra Messico e USA, gli ultimi degli ultimi, quegli indigeni da sempre guardati con paternalismo e/o con disprezzo anche dalla sinistra messicana, dimostravano, armi in pugno, che la storia non era affatto finita e soprattutto di poter capire per primi cosa fosse veramente la globalizzazione. Era la prima voce fuori da un coro inneggiante alla globalizzazione come “opportunità”, come “progresso”, come nuova era di “sviluppo”. Coro cui si aggiungevano entusiasticamente i partiti dell’internazionale socialista concludendo il tragitto che li aveva portati definitivamente dall’altra parte della barricata. Le ragioni dell’EZLN, la simpatia che suscitarono in tutto il mondo presso coloro che resistevano e una grande mobilitazione imposero una trattativa di pace, che partorì un primo accordo firmato solennemente dal governo, tutt’ora inapplicato. In quegli ultimi anni 90 l’EZLN disse e fece cose tanto importanti quanto, spesso, incomprese e sottovalutate da una sinistra intellettualmente pigra, che vedeva solo la superficie del fenomeno. Gli zapatisti facevano una critica spietata delle armi e dell’organizzazione militare, pur essendo guerriglieri per necessità, e c’era contemporaneamente chi ci vedeva il mito della violenza come forma suprema di lotta e chi ci vedeva la profezia della non violenza. Gli zapatisti aborrivano la “solidarietà” dei ricchi verso i poveri, dei sapienti verso gli analfabeti, dichiaravano di essere un sintomo e non certo una “guida” e proponevano l’uguaglianza nella costruzione di una lotta comune, e c’era chi, imperterrito, li descriveva come avanguardia da seguire o come lotta periferica e arretrata da aiutare compassionevolmente. Gli zapatisti parlavano con metafore e simboli indigeni vecchi di millenni e c’era chi ci vedeva un “nuovo linguaggio”, l’immancabile “nuovo modo di far politica” arrivando, senza senso del ridicolo, ad imitare quel linguaggio in contesti dove risultava ovviamente incomprensibile. Poi, negli anni 2000, arrivò la grande “marcia” sulla capitale, e uomini e donne dell’EZLN, con il sostegno deciso da tutte le comunità indigene messicane, parlarono con il loro passamontagna nella sala dell’assemblea della Camera dei Deputati. Per sfidare il nuovo Presidente Fox a mantenere la promessa solennemente fatta di applicare l’accordo di pace firmato 5 anni prima. Di nuovo furono traditi dal parlamento che all’unanimità negò quanto stabilito negli accordi da pace. L’EZLN dichiarò di prendere atto dell’impossibilità di ottenere alcunché con il dialogo e mise fine ad ogni tipo di rapporto con la “sinistra” messicana, che si era dimostrata tanto ansiosa di sfruttarne la popolarità quanto pronta a tradire al momento opportuno, e che al governo in diversi stati, Chiapas compreso, non aveva esitato a reprimere ogni lotta indigena nel sangue. Da quel momento l’EZLN, tanto di moda sulla stampa progressista europea, sparì dai mass media, tranne che per essere accusato, in occasione delle successive elezioni di “favorire la destra”, di aver avuto una deriva estremista e di essersi isolato. In realtà la vera svolta dell’EZLN è stata poi sostanzialmente l’applicazione unilaterale, che dura tutt’oggi, degli accordi di pace. Autogoverno delle comunità indigene strutturato in una democrazia diretta e assembleare, con l’EZLN come garante della difesa da militari e paramilitari e non come guida. Occupazione e coltivazione delle terre di proprietà collettiva che la “legge” aveva privatizzato. Autorganizzazione di istruzione e sanità. Relazioni informali, anche se piuttosto complicate, con i governi ufficiali locali (chiamati malgobierno) per i trasporti di cose e persone e commercio dei propri prodotti agricoli e manifatturieri attraverso reti non speculative e solidali. Le condizioni di vita delle persone delle comunità zapatiste sono enormemente migliorate. Le comunità hanno, fra molti errori, imparato ad autogovernarsi senza leader e senza deleghe. Sembra la realizzazione di un’utopia, e in parte lo è. Ma resta l’illegalità nella quale è costretta questa esperienza, resta la continua aggressione dei paramilitari di tutti i partiti ufficiali al potere nel Chiapas, a cominciare da quelli del Partito della Rivoluzione Democratica, resta la spada di Damocle dell’intervanto dell’esercito federale. Perché il petrolio, l’uranio, l’acqua, il legname pregiato, la biodiversità e lo sfruttamento turistico delle rovine Maya e delle bellezze naturali della Selva Lacandona sono tutte cose promesse e in gran parte già vendute alle multinazionali, soprattutto europee.
A quale sinistra interessa questa esperienza? Quali lezioni bisogna trarne? Cosa e soprattutto quale è la sinistra in Messico? Attraverso quale risultato elettorale, sondaggio o popolarità di un leader, si può misurare l’importanza di questa lotta?
Queste domande e le relative risposte possono aiutarci a collocarci tutte e tutti nel luogo giusto indicato dal Sub comandante Marcos: in basso a sinistra.

Rientrerà stasera da Il Cairo la delegazione italiana degli attivisti della rete “Per non dimenticare”

ONU MEDIO ORIENTE

 

 

 

 

 


Rientrerà stasera da Il Cairo la delegazione italiana degli attivisti della rete “Per non dimenticare” reduce da una fomentata missione nella Striscia di Gaza. Ieri, dopo aver passato nove ore nella “terra di nessuno” tra il confine palestinese e quello egiziano al valico di Rafah, sono riusciti alla fine a partire con destinazione Il Cairo da dove oggi pomeriggio partiranno per far ritorno alle loro città. “Abbiamo vissuto per qualche giorno il calvario che i palestinesi vivono tutti i giorni dell’anno”. L’assedio di Gaza, alternato ai bombardamenti israeliani (l’ultimo è di ieri sera), continua a pesare come un macigno su un milione di palestinesi rinchiusi nel più grande carcere a cielo aperto del mondo. Da un lato l’assedio, i bombardamenti, i ceccchini e le navi israeliane, dall’altro l’ostilità del regime egiziano che intende far scontare ai palestinesi di Gaza la permanenza al potere di Hamas, legata al movimento e al governo dei Fratelli Musulmani in Egitto che la giunta militare egiziana ha rovesciato. Un assedio su tutti i fronti che stringe un cappio al collo dei palestinesi gazawi da più di sette anni.

La delegazione italiana ha visitato i campi profughi disseminati nella Striscia di Gaza, eredità della pulizia etnica israeliana del 1948, in continuità con la campagna per il Diritto al Ritorno dei profughi che ogni anno si reca nei campi profughi palestinesi in Libano. Ha incontrato esponenenti politici e sociali di tutte le componenti del movimento di resistenza palestinese ed è andata a concretizzare la il sostegno con l’ospedale Al Awda con il quale c’è un progetto di solidarietà cominciato subito dopo il massacro dell’Operazione Piombo Fuso nel gennaio 2009. Il ritorno della delegazione consentirà ad una pattuglia di attivisti motivati di informare e agire nelle prossime settimane sulle esperienze e le realtà che hanno potuto verificare con i propri occhi, quegli occhi che la “comunità internazionale” subalterna a Usa e Israele continua a tenere chiusi sui diritti del popolo palestinese.

Pensierini di Alfonso De Amicis

 

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Di Alfonso De Amicis

 

Aquila, non è stata mai ferma. E' stato tutto un ribollir (di
vino...?)di costruire, fare disfare, puntellare. Nel mezzo di questo
camminar, li, nella parte ovest della città è sorto il "Borgo delle
Rondini". Esso, lui, si è popolato. L'ex assessore alla cultura li
trovò ricovero, e li trovò ispirazione per una rilettura della
percocanza. Li trovò ricovero, si anch'esso lo specchio pensiero.
Evidentemente è un borgopensiero. Pur tuttavia (o tuttastrada) nel
west abita l'amico intimo Manieri Marcello di Cappello per L'Aquila
senza ispirazione alcuna. Medita di trasferirsi nel Borgo.
W L'Aquila, W la ricostruzione, W L'Aquila Calcio, W il Maotestung Pensiero.

Do ut des Riflessioni

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Di Alfonso De Amicis

 

L'Alba. Un cielo stellato sovrasta le montagne circostanti la città
dell'Aquila. Sotto una nebbia fitta impedisce lo sguardo verso la
splendida farfalla illuminata dal sol dell'avvenire. La nebbia c'è ma
non si vede. E' la volta buona per una retata verso topi
d'appartamenti che svuotano la ricostruzione. La solita "banda" del
buco. Io do una cosa a te affinché tu ne dia una a me. Come nel film
di Toto' "Gli Onorevoli". Fantastico! O grottesco? Che dire? Cosa dirà
il popolo? "Era meglio quando c'era il Commissario". "Elezioni subito!
Cambiamo aria!" Che sei Popolo? Re, Cardinale, Papa?  "No! Allora
statte zitto". C'è qualcuno che pensa e crede che la società civile
sia migliore di quella politica? si accomodi. Un rimedio? Ho una
difficoltà di sintonizzazione con questa specie di realtà. Tuttavia ho
dei ricordi tangibili dell'Aquila da bere. Lo struscio dei politici,
con relativocodazzo sotto i Portici. Più numeroso era il codazzo, più
potente era il politico. L'aquilano medio è stato sempre affascinato
ed al contempo servile verso questo potere. Cosa è cambiato oggi
rispetto a ieri? Soprattutto come ne usciamo? Bella domanda eh! Forse
un ragionamento su cosa sia e su cosa deve essere la democrazia
potrebbe essere un primo ragionamento da intraprendere.

La Fiat si prende Chrysler, ma chiude in Italia

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di Dino Greco

E’ tutto un coro di festeggiamenti quello che accoglie la notizia dell’acquisizione (con pochissima spesa) della Chrysler da parte di Fiat. Il “colpo”, dal punto di vista finanziario è eccellente, e di questa abilità Marchionne aveva dato già in passato ottima prova. Gran parte dei quattrini necessari all’acquisto delle azioni di Veba Trust (4,3 miliardi di dollari) è infatti uscita dalle casse di Chrysler, vale a dire dai dividendi che la Fiat incassa grazie alle performance della casa di Detroit, visto che quelle conseguite in Europa sono a dir poco disastrose. Si capisce l’apprezzamento Usa per il successo dell’operazione (il Wall Street Journal non risparmia lodi al manager che rilevò Chrysler dal fallimento, insieme ad un bel mucchio di quattrini ottenuti grazie al ruolo attivo di Barak Obama). Gli americani hanno capito quello che da noi si finge di non intendere, e cioè che a beneficiare dell’operazione non saranno gli stabilimenti italiani e i lavoratori che lì vi sono impiegati, perché il baricentro strategico del nuovo gruppo si sposterà con tutta evidenza nella capitale americana dell’auto: lì si stabilirà il nuovo quartier generale e sarà Wall Street a quotare in borsa il nuovo “player globale” nel mercato dell’auto.
Solo gli sprovveduti possono trascurare questa circostanza quasi fosse priva di significato e di conseguenze per il destino della produzione di auto nel nostro paese. Privo di ragionevolezza, o frutto di un collaudato riflesso servile nei confronti del padronato in generale e della “Famiglia” in particolare è dunque il tripudio di sindacalisti (Cisl, Uil) e di politici (Cota, Fassino fra i primi) che da Marchionne hanno ricevuto solo calci e sberleffi. Il governo italiano, che molto ha dato senza nulla mai pretendere dagli Agnelli, è di nuovo con il cappello in mano ad elemosinare qualche investimento in casa nostra.
Peccato che le cose vadano in tutt’altro modo. Ai duemila operai della fabbrica di Termini Imerese chiusa due anni fa sono state propinate soltanto promesse bugiarde ed ora sono senza nulla in mano a protestare davanti a quei gusci vuoti su cui avevano un tempo costruito le proprie vite e le proprie speranze. Le tute blu dell’ex indotto hanno ricevuto le lettere di licenziamento; quelle di Ansaldo Breda di Carini la comunicazione della cassa integrazione per 13 settimane. Da ieri non hanno più un posto di lavoro i 174 dipendenti della Lear e della Clerprem, aziende che ruotavano attorno all’impianto di Termini, specializzate nella produzione di sedili e imbottiture. Le ditte hanno dato esecuzione alle procedure di licenziamento collettivo a valere da ieri, 1 gennaio. Per la mobilità c’è tempo fino al 7 gennaio e i lavoratori non possono sforare, pena la perdita di una parte della già magra indennità: 850 euro il primo anno, 650 il secondo, rispetto a una stipendio di 1400-1500 euro. La “rabbia è grande”, spiegano i lavoratori all’Agi, per l’entusiasmo di Sergio Marchionne dopo l’accordo che consente a Fiat di completare l’acquisizione di Chrysler, “mentre qui cancellano operai e la storia industriale di Termini Imerese”.
La verità è che, in Italia, la Fiat ha fatto dei siti su cui era insediata un deserto di aree industriali dismesse, dal Piemonte alla Sicilia, passando per il Lazio e la Campania (remember Irisbus). A Cassino, a Mirafiori, a Melfi è un diluvio di ore di cassa integrazione, mentre il futuro produttivo di quegli stabilimenti continua ad essere avvolto nel mistero, visto che Marchionne non si è mai degnato di indicare uno straccio di credibile piano di rilancio per gli stabilimenti italiani, né al sindacato né al governo che del resto si è ben guardato di esercitare il proprio potere per ottenere risposte serie, invece di subire impotente l’arrogante vaniloquio del manager del Lingotto.
Ora sono lì a sperare che dai forzieri del nuovo “costruttore globale” esca qualche spicciolo da investire in Italia, ormai derubricata a succursale periferica, a colonia di interessi che hanno altrove il prorio core business. Forse nessuna vicenda, come questa, incarna la decadenza industriale del nostro Paese e il naufragio politico della sua classe dirigente.

 

Prc:Arresti e avvisi di garanzia sui puntellamenti: Dimissioni immediate di Riga e Di Gregorio e subito rotazione dei dirigenti

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Gli arresti per corruzione di Tancredi e Placidi segnano un gravissimo
punto di svolta: per la prima volta vengono accertate responsabilità di ex
esponenti dell’amministrazione all’interno di quell’intreccio perverso tra
singoli politici e imprenditori nella speculazione sui puntellamenti che il
PRC fu tra i primi a denunciare anche a livello nazionale, chiedendo
chiarezza sulle procedure di affidamento.

In questo contesto, in cui probabilmente emergeranno altre responsabilità,
anche gli avvisi di garanzia rischiano di intaccare la fiducia dei
cittadini nei confronti nella giunta. C’è bisogno di un segnale
inequivocabile, pertanto il Partito della Rifondazione Comunista ritiene
necessarie le dimissioni immediate del vicesindaco Riga e il ritiro degli
incarichi conferiti a Di Gregorio, ormai pluri-indagato, come condizione
per continuare la propria esperienza nella giunta Cialente.

Inoltre anticipare l’attuazione del piano anti-corruzione, con la rotazione
periodica dei dirigenti, è una questione non più rinviabile. Ciò
permetterebbe di sottrarre la gestione della cosa pubblica a queste
possibili degenerazioni, restituendo la priorità alla politica rispetto
allo sviluppo di poteri personali.

Da tempo stiamo denunciando l’esistenza di una questione morale, a partire
dalla vicenda emblematica delle convenzioni urbanistiche, in cui il
consolidarsi di zone d’ombra trasversali alle varie amministrazioni ha
consentito il verificarsi di situazioni illegittime. Anche su questa
vicenda auspichiamo l’azione pronta della magistratura.

 

Francesco Marola – segretario provinciale PRC L’Aquila

Goffredo Juchich – Segretario circolo PRC A. Casamobile, L’Aquila

Enrico Perilli – capogruppo PRC Comune dell’Aquila