Declino della scuola pubblica e precarizzazione generalizzata

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di Edoardo Puglielli tratto da corrierepeligno.it

La «costituzione» neoliberista, spiega Burgio, si fonda essenzialmente su tre pilastri: sul piano industriale, la delocalizzazione produttiva (che, grazie alla rivoluzione informatica e dei trasporti, ha unificato il mercato mondiale del lavoro e offerto al capitale la possibilità di giocare su enormi differenze salariali); sul piano finanziario, la deregolazione (che ha permesso l’impiego speculativo delle risorse in precedenza destinate all’economia produttiva) e la liberalizzazione dei movimenti di capitale (che ha unificato i mercati speculativi riducendo ai minimi termini la sovranità monetaria degli Stati); sul piano politico-istituzionale, l’accentramento dei poteri negli esecutivi (sia in ambito nazionale che nel contesto continentale europeo), che ha permesso la direzione tecnocratica dei processi in simbiosi con le oligarchie economiche [A. Burgio, Fascino e illusioni della democrazia diretta, 2013]. Di qui la continua applicazione di politiche atte a non interrompere l’immenso drenaggio di ricchezza, funzioni direttive e poteri dal lavoro al capitale e dal pubblico al privato; la sistematica aggressione alla dignità del lavoro (precarizzando, flessibilizzando, smantellando garanzie e tutele giurisdizionali faticosamente conquistate in secoli di lotte sociali e politiche); la privatizzazione di imprese e servizi pubblici; il continuo taglio della spesa sociale (e non genericamente della spesa pubblica, che invece cresce a ritmi costanti); la mercificazione di opportunità che in un recente passato erano state tradotte in diritti dai sistemi di welfare.

Ciò che non era merce o che aveva cessato di essere merce torna ad essere ri-colonizzato dalla logica mercantile. Acqua, ambiente, natura, cibo, salute, patrimonio storico-artistico, trasporti, ‘beni comuni’ e tutto ciò che era ricchezza pubblica non alienabile e protetta dal campo d’azione del profitto viene oggi trasformato in un grande business mediante un processo di privatizzazione, aziendalizzazione e mercificazione senza precedenti. Questo processo coinvolge direttamente anche l’istruzione. «Le scuole» – sosteneva Friedman più di mezzo secolo fa – «saranno più efficienti se saranno sottoposte alle leggi del mercato capitalistico e, come tutte le aziende, entreranno in concorrenza le une con le altre per attirare i loro clienti: gli studenti» [M. Friedman, The Role of Government in Education, 1955]. Il progetto di Friedman si va via via realizzando. L’idea è quella di «eliminare la gestione pubblica delle scuole». L’istruzione dovrebbe «essere fornita tanto da imprese private a fini di lucro quanto da organizzazioni no profit. Il ruolo del governo si limiterebbe ad accertarsi che le scuole soddisfino determinati requisiti minimi, come l’inclusione di un minimo di contenuti comuni nei propri programmi, esattamente come oggi le autorità si assicurano che i ristoranti rispettino gli standard igienici minimi» [M. Friedman, Capitalismo e libertà, 1962].

Subordinata alle leggi della profittabilità, l’istruzione viene progressivamente sottratta alla sua funzione sociale e democratica di trasmettere conoscenza a tutti i cittadini. Il grande rischio, spiega Augé, è che «l’umanità di domani si divida tra un’aristocrazia del sapere e dell’intelligenza e una massa ogni giorno meno informata del valore della conoscenza. Questa disparità riprodurrà su scala sempre più grande la disuguaglianza delle condizioni economiche» [M. Augé, Che fine ha fatto il futuro? Dai nonluoghi al nontempo, 2009]. Le trasformazioni in atto, infatti, ridefiniscono le finalità e gli obiettivi dei processi educativi di massa. Il neoliberismo, nella misura in cui dissolve l’essenza della cittadinanza democratica e pietrifica la mobilità sociale fondata sul merito, necessita unicamente di individui ben addomesticati a vendersi continuamente come merce più attraente e desiderabile delle altre in un mercato del lavoro sempre più deregolamentato in cui – liberisticamente – chi è più debole non sopravvive. Per questi individui non sono più richiesti solidi curricoli formativi ma percorsi educativi di breve durata, corsi flessibili, seminari di pochi giorni, kit di autoapprendimento facili da usare e disponibili in qualsiasi punto vendita di videogiochi. «I tipi di competenze richiesti per praticare occupazioni flessibili», spiega Bauman, «non comportano un apprendimento sistematico e a lungo termine; più frequentemente, essi trasformano in svantaggio un corpo logicamente coerente e ben conformato di capacità e abitudini acquisite, che un tempo costituiva una risorsa» [Z. Bauman, L’istruzione nell’età postmoderna, 2000]. In questo senso, continua il sociologo, il ‘successo’ degli uomini postmoderni «dipende dalla velocità con cui riescono a sbarazzarsi di vecchie abitudini piuttosto che da quella con cui ne acquisiscono di nuove», dalla capacità di adattarsi con facilità ad esperienze sempre nuove, frammentarie, prive di continuità e di direzionalità.

Il tipo d’uomo necessario alla produzione e alla riproduzione dell’ordine neoliberista è quello che Sennet ha definito «uomo flessibile» [R. Sennet, L’uomo flessibile, 1999], un uomo a cui è richiesta l’interiorizzazione incondizionata della disciplina imposta dal principio di competitività globale, la massima subordinazione alle esigenze dell’ordine produttivo e la capacità di riciclarsi e di rimodellarsi in modo permanente attraverso un lavoro sempre più flessibile e precario. Ad essere fortemente precarizzato e flessibilizzato è oggi il lavoro cognitivo, trasformato dalla rivoluzione informatica in forza-lavoro estremamente duttile e sempre pronta ad adeguarsi alle esigenze della produzione. Se fino ad un recente passato il lavoratore intellettuale disponeva del pieno dominio sul proprio tempo di vita e di lavoro, oggi la forza-lavoro mentale è sottoposta a precarizzazione dilagante, despecializzazione, massima instabilità lavorativa e sociale. Per la gran parte di questi lavoratori è pressoché sparita la certezza di essere depositari di una professione. Essi sono costretti a cedere all’acquirente piena disponibilità sia temporale che psicologica in cambio di salari spesso vicini alla pura sussistenza. «Al privilegio sociale ed economico del ruolo intellettuale si sostituiscono instabilità, precariato e stipendi da sussistenza; al precedente padroneggiamento del proprio tempo di lavoro e di vita, la totale disponibilità cronologica e psicologica richiesta dai nuovi mestieri. Finisce, o tende a finire, una volta per tutte l’illusione di possedere una professione – come l’illusione di possedere un mestiere, un’abilità manuale specifica, terminò con la resa degli artigiani al regime industriale di fabbrica. Allora per quegli artigiani, oggi (e ancor più in prospettiva) per l’intellettuale-massa resta solo la capacità di erogare lavoro produttivo in senso capitalistico, astratto: allora prevalentemente manuale, oggi mentale. Alla ‘libera’ professione si sostituiscono il lungo curriculum del precariato, tendenzialmente coincidente, per molti, con la stessa vita produttiva, e lo sfondamento verso il basso del confine tra vecchia professione e nuovi mestieri salariati: da medico a ‘curandero’ tuttofare, da architetto/ingegnere a disegnatore pagato a cottimo, da matematico a programmatore saltuario, da psicologo ad assistente domiciliare, da giornalista a impiegato passa-veline di agenzia. Svanisce la certezza di poter disporre appieno della propria mente, delle sue ideazioni, del proprio tempo extralavorativo. Il Capitale», spiega Bernocchi, «non si accontenta più né delle braccia, né del prodotto mentale, né accetta più il loro uso a tempo determinato: vuole l’anima del lavoratore, la sua partecipazione globale al processo di valorizzazione, e a tempo pieno. Qualità totale in tempo totale» [P. Bernocchi, Dal sindacato ai Cobas, 1993].

*Docente di Filosofia e Scienze umane nei licei

Prc L’Aquila:” Voto disgiunto impossibile, sosteniamo Acerbo e le candidate/i della lista Un’altra Regione

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Il relazione alla prossima tornata elettorale per il rinnovo del consiglio regionale di domenica 25 Maggio, visti i preoccupanti fenomeni di disinformazione che riscontriamo sulle modalità di espressione del voto, il Partito della Rifondazione Comunista tiene a sottolineare che non sarà possibile esprimere il voto disgiunto. In sostanza Presidente e candidato consigliere possono essere indicati solo all’interno della stessa coalizione.

Noi ci rivolgiamo a quell’elettorato diffuso che contesta il metodo D’Alfonsiano e trasversale di gestione del territorio e della cosa pubblica e a tutti quei cittadini di sinistra che, al di là delle scelte di comodo dei loro abituali partiti di riferimento, hanno a cuore i beni comuni, l’ambiente e i diritti dei lavoratori.

In questi anni le tante battaglie di Rifondazione Comunista dentro la regione Abruzzo hanno dimostrato quanto avere una forza politica di sinistra, per rappresentare le istanze dei più deboli, non solo è utile per i cittadini ma è indispensabile. Per questo facciamo un appello a sostenere Maurizio Acerbo Presidente e le candidate e i candidati della lista Un’altra Regione al consiglio regionale.

Francesco Marola Segretario Provinciale Prc L’Aquila

Goffredo Juchich Segretario Comunale Prc L’Aquila

AMATO, FORENZA, FERRERO (PRC): “PER I DIRITTI CIVILI ED UMANI DI TUTTE E TUTTI. ITALIA FANALINO DI CODA”

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Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista, Eleonora Forenza e Fabio Amato, della segreteria nazionale di Rifondazione Comunista, candidati de L’Altra Europa con Tsipras, dichiarano:

“Il 17 maggio del 1990 l’OMS cancellava l’omosessualità dagli elenchi delle malattie mentali, dal 2005 celebriamo questo giorno come Giornata Internazionale per la lotta all’Omofobia e alla Transfobia. Questa giornata rappresenta l’affermazione dei diritti civili ed umani, riguarda cioè tutti e tutte le persone che combattono ogni discriminazione, violenza e forma di razzismo.

In Italia purtroppo siamo tra i peggiori d’Europa, registrando vergognosamente dati tra i più alti e preoccupanti per casi di omofobia e trasnfobia e non legiferando efficacemente in materia. Il terreno fertile per l’omofobia viene purtroppo alimentato da personaggi come Alfano e Giovanardi, dalle destre xenofobe, machiste e sessiste e dalle gerarchie vaticane più retrograde e ortodosse. L’Altra Europa che vogliamo costruire è l’Europa dei diritti e dell’uguaglianza, per tutti e tutte”

Acerbo: ” VERGOGNA: SVELTINA BIPARTISAN CANCELLA MORATORIA EOLICO E BIOMASSE”

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Con il più profondo disprezzo comunico che nel corso dell’ultima seduta del Consiglio Regionale è stata cancellata la moratoria per fotovoltaico nei campi. eolico selvaggio e centrali a biomasse.
L’emendamento sottoscritto da PD e Forza Italia (Giovanni D’Amico, Sospiri e altri) è stato cinicamente inserito nel provvedimento fuori sacco con cui si stanziavano fondi per Cotir e Mario Negri Sud.
Approfittando della mia momentanea assenza – sono arrivato in ritardo perché impegnato in una trasmissione in tv con Chiodi – i meschini hanno cancellato una norma di importanza enorme per la salvaguardia ambientale del nostro territorio.
Ancora una volta si conferma che come ambientalisti e cittadini dobbiamo combattere un nemico bipartisan che da anni saccheggia la Regione Verde.

La moratoria approvata lo scorso 16 aprile era stata salutata come un esempio a livello nazionale ed era stata richiesta da tutte le associazioni ambientaliste.

E’ sempre più chiaro che per difendere la nostra terra non ci si può certo affidare ai caravanserragli lobbistici e affaristici di Chiodi e D’Alfonso e che in Abruzzo c’è bisogno di una svolta ambientalista.

Bloccheremo i lavori del Consiglio Regionale se non sarà riapprovata questa misura di tutela in apertura della prossima legislatura.

Maurizio Acerbo, candidato presidente Regione Abruzzo

“Ecco perché voto Tsipras”, dodici risposte alle obiezioni più frequenti

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Non voto la lista L’Altra Europa con Tsipras perché è piena di rappresentanti di partito.
Sbagliato. I partiti che sostengono la lista L’Altra Europa con Tsipras sono Sinistra Ecologia Libertà (SEL), il Partito della Rifondazione Comunista (PRC), i Verdi del Sudtirolo/Alto Adige, Azione Civile di Antonio Ingroia. I rappresentanti dichiarati di questi partiti sono una decina su 73. Tutti gli altri candidati e candidate sono persone generalmente alla prima esperienza in una elezione ed anche le candidature espressione dei partiti sono persone che hanno un forte radicamento nella società civile, nelle campagne politiche e nelle lotte sociali. I profili e le biografie si possono leggere sul sito.

Sì ma se voto la lista voto anche i candidati che non mi piacciono!
Le elezioni europee sono differenti dalle elezioni per il Parlamento italiano perché sono proporzionali e hanno le preferenze. Questo vuol dire che non ci sono liste bloccate dove votando il simbolo si votano i candidati nella sequenza con la quale sono stati inseriti in lista. Nelle elezioni europee ciascuna lista viene rappresentata in base al numero di voti che prenderà e si possono esprimere fino a tre preferenze nella lista che si sta votando. Quindi, in definitiva, si possono scegliere i candidati che si ritengono più rappresentativi o che si preferiscono. L’obiettivo della lista L’Altra Europa con Tsipras è raggiungere il 4% su base nazionale perché le persone con più preferenze possano andare al Parlamento europeo.

C’è qualche vincolo per le preferenze?
Solo nel caso vengano espresse tre preferenze, almeno una deve essere di genere diverso (per esempio due uomini e una donna oppure due donne e un uomo) pena l’annullamento della terza preferenza.

E se non ottiene il 4% che succede?
La lista viene esclusa. Sulla soglia del 4% pesa comunque un ricorso alla corte costituzionale fatto dal tribunale di Venezia. Se il ricorso dovesse passare modificherebbe la legge per le prossime tornate elettorali, non quella in vigore per le prossime consultazione, ma comunque sancirebbe l’illegittimità costituzionale. Un motivo in più per votare una lista che, nonostante le 220.000 firme raccolte in tutta Italia, rischia di rimanere fuori dal Parlamento privando di rappresentanza democratica una cospicua fetta di popolazione italiana.

Ma il programma qual è?
Il programma è quello più volte rilanciato dallo stesso Alexis Tsipras, candidato alla presidenza della commissione europea per la Sinistra Europea e, in Italia, per la lista L’Altra Europa con Tsipras. Ovvero La mia idea di Europa che chiede, tra le altre cose:

– una immediata fine dell’austerità e una conferenza del debito europeo per ristrutturarlo e riplasmare il residuo nel tempo
– l’espansione dei prestiti alla piccola e media impresa
– la sospensione del nuovo sistema fiscale europeo (il fiscal compact e derivati)
– la riforma delle politiche dell’immigrazione
– una vera e propria banca europea che possa stampare moneta da prestare agli stati, invece che ai soggetti privati come succede ora, al fine di favorire gli investimenti come fa la Federal Reserve negli Stati Uniti
– la riconversione ecologica del modello produttivo e la lotta alla disoccupazione
– una legislazione Europea che renda possibile tassazione delle attività finanziarie e imprenditoriali offshore.

Oltre a questi ci sono i 10 punti elaborati da Luciano Gallino, Marco Revelli, Barbara Spinelli e Guido Viale che chiedono: una conferenza sul debito come quella in Germania del 1953 in cui vennero condonati i debiti di guerra, un piano europeo per l’occupazione che dirotti le risorse dalle grandi opere devastanti a quelle per la casa, la messa in sicurezza del territorio, ecc., “un parlamento europeo davvero democratico e l’impegno contro il ritorno dei nazionalismi, le Costituzioni calpestate, i Parlamenti svuotati, i capi plebiscitati da popoli visti come massa amorfa, non come cittadini consapevoli”. Sul sito, inoltre, si può leggere e scaricare la versione integrale del programma.

Va be’, ma in Europa non ci sono solo questi temi! L’innovazione tecnologica dov’è?
Ci sono anche quelli! La lista L’Altra Europa con Tsipras, in collaborazione con il Partito Pirata italiano, ha elaborato un programma articolato su temi come partecipazione dei cittadini trasparenza, protezione della privacy, internet bene comune, accesso ai dati, software libero, copyright, brevetti, no alla sorveglianza di massa.

Eh ma mi sembra un programma troppo laico e di sinistra!
La lista L’Altra Europa con Tsipras è sostenuta dall’appello “Cristiani d’Europa votate Tsipras” dove si dice “Crediamo di dover lavorare ad un nostro manifesto che sancisca ufficialmente un diverso modo di intendere la politica da parte dei cristiani: un documento che dica, partendo dal Vangelo e dalla dottrina sociale della Chiesa, che il liberismo è la causa dell’attuale disordine. […] Ci sembra che la figura di Alexis Tsipras, candidato alla carica di presidente della Commissione Europea alle prossime elezioni europee di maggio, sostenuto da una lista civica nazionale – “L’Altra Europa” – incarni le aspirazioni più profonde dei cristiani. Tuttavia crediamo che una politica fatta da cristiani non possa esaurirsi nell’individuazione di una candidatura: abbiamo imparato dall’impegno con i movimenti sociali per l’acqua bene comune e per una nuova finanza pubblica e sociale che, come scriveva Giovanni XXIII, «quando sei per strada e incontri qualcuno, non gli chiedere da dove viene, ma chiedigli dove va, e se va nella stessa direzione, cammina insieme a lui».”

Sì va bene, ma se non usciamo dall’Euro tutte queste sono parole vuote!
Le economie dei paesi occidentali e soprattutto quelle in Europa sono strettamente connesse da investimenti reciproci, scambi e trattati. Uscire dall’euro è pericoloso economicamente (aumento del debito, dell’inflazione, dei costi delle importazioni, della povertà), e non restituirebbe ai paesi il governo della moneta, ma ci renderebbe più che mai dipendenti da mercati incontrollati, dalla potenza Usa o dal marco tedesco. Soprattutto segnerebbe una ricaduta nei nazionalismi autarchici, e in sovranità fasulle. L’Altra Europa con Tsipras vuole una unione Europea democratica che faccia argine ai mercati, alla potenza Usa, e alle le nostre stesse tentazioni nazionaliste e xenofobe. Una moneta «senza Stato» è un controsenso politico, prima che economico. Invece ritornare agli ideali del Manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi significa avere un’Europa politica (idealmente federale) con un’economia armonizzata, un sistema fiscale e sociale comune: in queste condizioni la presenza di una moneta unica diventa punto essenziale.

Va bene ma allora è meglio votare il Movimento 5 Stelle che nei sondaggi è più forte ed avrà più parlamentari!
Per le regole europee, per avere peso in Parlamento, bisogna formare un gruppo o farne parte. Ma il gruppo non può avere rappresentanti di un unico paese. Il Movimento 5 Stelle, che attualmente non è presente nell’europarlamento, per bocca di Casaleggio, deciderà a quale gruppo aderire con una votazione online. Il che non esclude che non aderirà a nessun gruppo (rendendosi politicamente ininfluente). Oppure che possa essere tra i nazionalisti e razzisti del Fronte National di Marine Le Pen (Casaleggio lo esclude ma in diversi casi le votazioni online hanno smentito sia lui che Grillo) o in gruppi come i liberal democratici che hanno votato proprio provvedimenti come il fiscal compact che il Movimento 5 Stelle dice di voler abolire. Le liste collegate ad Alexis Tsipras, invece, sono presenti in quasi tutti i paesi europei e aderiscono al gruppo della Sinistra Europea. Stando ai sondaggi attuali la lista L’Altra Europa con Tsipras in tutta Europa prenderebbe 54 seggi contro i 18 del M5S. Terza forza dopo socialisti e popolari protagonisti di alleanze di larghe intese che in tutti i paesi europei promuovono le politiche recessive e di austerità che la lista L’Altra Europa con Tsipras vuole cambiare.

Allora meglio il partito democratico che aderisce al Partito Socialista Europeo ugualmente presente in tutti i paesi!
Il partito democratico aderisce al Partito Socialista Europeo, quindi sta designando Martin Schulz come candidato alla presidenza della commissione europea. Schulz e il resto del Partito Socialista Europeo a parole dicono di voler riformare l’Europa ma nei fatti sono gli stessi soggetti politici che in questi anni si sono opposti alla tassazione della finanza speculativa, hanno sottoscritto provvedimenti come il fiscal compact e in Germania sono in coalizione con Angela Merkel, alfiera dell’austerity. Una alleanza di larghe intese esplicitamente Schulz ha dichiarato che chi critica lei, critica i tedeschi e che “una coerente politica di consolidamento fiscale e di riforme per una maggiore competitività resta importante. Da parte di tutti gli stati membri sono necessari, pertanto, ulteriori sforzi, che devono essere sottoposti a verifica”. Concetto ribadito da Schulz con altre parole, quando ha dichiarato al Corriere della Sera, lo scorso 11 maggio: “Prendo atto che sia la Francia sia l’Italia hanno detto di non aver bisogno di rinvii [di un anno per mantenere gli impegni di bilancio, ndr]. Ma non è importante il tempo in cui si consegue la stabilità; è importante la stabilità”.

Ma perché bisogna votare un greco in Italia?
Alexis Tsipras non si presenta in Italia e quindi votando la lista L’Altra Europa con Tsipras non si vota lui. Alexis Tsipras si presenterà in Grecia, ma è candidato della Sinistra Europea per la presidenza della Commissione Europea. Per questo, e coerentemente con le indicazioni europee, è stato messo nel simbolo. Cosa che, però, non hanno fatto né il Partito Democratico con Martin Schulz, né Forza Italia con Jean Claude Juncker, candidato Partito Popolare Europeo al quale formalmente il partito di Berlusconi aderisce. Forse perché non sono presentabili appoggiando due alfieri dell’austerity che hanno sottoscritto provvedimenti che ci hanno portato alla crisi? Il Movimento 5 Stelle non ha candidati alla presidenza della Commissione perché, per la risposta già data, “con la rete” voteranno a quale gruppo aderire e comunque stanno adottando una strategia elettorale che renderà poco influente la loro presenza nel Parlamento Europeo.

Ma perché tutte queste cose non le ho sentite dire in tv o scrivere sui giornali?
La lista L’Altra Europa con Tsipras è oggettivamente censurata dai maggiori mezzi di comunicazione che stanno cercando di raccontare le elezioni europee come una gara tra Renzi e Grillo con Berlusconi a fare da gregario al primo. L’unica volta che Alexis Tsipras è andato in tv ha avuto poco più di tre minuti a Ballarò, peraltro continuamente interrotto dal conduttore. Per denunciare il blackout informativo la lista ha fatto anche un ricorso all’Agcom visto che secondo i “dati diffusi dall’osservatorio di Pavia: nel periodo di rilevazione 18 marzo – 21 aprile il TG1 e il TG2 hanno concesso all’Altra Europa con Tsipras lo 0,07 % del tempo complessivo e contro lo 0,02% del TG3, mentre la percentuale per le trasmissioni di approfondimento Rai dedicato all’Altra Europa è del 2,24%”.

Fabrizi (Rifondazione – Un’Altra Regione con Acerbo): urgente stanziare fondi necessari per la messa in sicurezza dell’area Fosso delle Pescine (Pizzoli).

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Che fine hanno fatto i fondi per il dissesto idrogeologico destinati ai comuni abruzzesi classificati ad “alta pericolosità” (R4)? I cittadini residenti in quell’area (come gli altri cittadini abruzzesi in analoghe situazioni) aspettano risposte concrete e non montagne di menzogne dalle istituzioni per la messa in sicurezza della zona dove risiedono diverse famiglie quotidianamente minacciate dal rischio idrogeologico. UN’ALTRA REGIONE ritiene che questo intervento sia della massima urgenza. Si deve proprio all’intervento del Consigliere regionale del PRC e candidato presidente Maurizio Acerbo che l’ex-Assessore Di Paolo, il Genio Civile e della Difesa del Suolo si siano interessati di constatare la gravità della situazione.

L’area in questione, il tratto urbano del Fosso delle Pescine, all’interno del PAI, è classificata come area dal massimo rischio idrogeologico, detto R4. Già nel 2007 un intenso evento metereologico, arrecò gravi danni alla zona.
Un intervento non può più essere rinviato: Un’Altra regione prende l’impegno vincolante affinché la messe in sicurezza dell’area sia tra le proprie priorità di programma.

 

Giampiero Fabrizi – circolo PRC Alto Aterno, candidato Un’altra Regione con Acerbo

 

Grande successo ieri sera all’Auditorium del Parco per l’iniziativa organizzata a sostegno della listra Un’altra regione e della candidata aquilana Simona Giannangeli

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Grande successo ieri sera all’Auditorium del Parco per l’iniziativa organizzata a sostegno della listra Un’altra regione e della candidata aquilana Simona Giannangeli.

Era presente anche il candidato Presidente Maurizio Acerbo, che ha ribadito il fatto che la lista Un’altra regione rappresenta l’unica alternativa onesta e credibile nello scenario politico attuale.

Tra le relatrici la Dr.ssa Laura Natali, dirigente della Medicina Universitaria, che ha ripercorso nel suo intervento le fasi più significative del processo di erosione del diritto alla cura e ad una sanità garantita messo in atto all’Aquila dai vertici dell’Ospedale Azienda.

Dopo l’intervento di altre autorevoli relatrici sui temi dell’istruzione, del lavoro precario e della violenza contro le donne ha concluso l’incontro Simona Giannangeli, che ha sottolineato con forza che la lista Un’altra regione ha già vinto, perchè ha avuto il coraggio di costruirsi un percorso di indipendenza grazie all’onestà e alla credibilità delle proprie candidate e dei propri candidati.

Simona Giannangeli ha invitato al voto consapevole e coraggioso, demolendo il concetto di voto utile laddove, se dato a D’Alfonso, sarebbe utile solo a perpetuare il sistema affaristico al governo della Regione.

Erano tante le persone presenti, molti giovani, tutte persone indisponibili a votare il centrosinistra e determinati a sostenere la lista Un’alta regione e la candidata Simona Giannangeli, per affermare con forza che vogliamo ri-governare la regione, spezzando la convivenza tra corruzione e politica.

Ieri sera all’Aquila questa volontà è stata chiara e ampiamente condivisa.

 

Migranti e rifugiati: i ritardi dell’Italia, le colpe dell’Europa

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Di Ilaria Carosi tratto da news-town.it

 

Sento spesso dire che gli extracomunitari non si possono integrare perché non hanno i nostri stessi valori. È vero. Ci sono posti del mondo in cui il valore di una persona non è minimamente paragonabile a quello che gli conferiamo noi.

Kemal aveva 15 anni ed è morto due giorni fa nella miniera di Soma, in Turchia, a causa di un’esplosione che ha finora ucciso 238 persone. Almeno 100 mancano ancora all’appello.

Chiaro che i 15 anni di Kemal pesano di meno dei 15 anni dei ragazzini i cui nomi ho trascritto sulle pagine della mia agenda di oggi e domani, tra i miei appuntamenti.

Adolescenti smarriti, compressi dal peso di paure difficili da affrontare perché non se ne conosce l’origine, non le si sa circoscrivere. Chissà se Kemal aveva paura del buio. O dei topi che certamente avrà visto, là sotto.

Sarebbe bastato davvero poco a metterli uno al posto dell’altro o anche a fare incontrare i loro destini. Martedì, mentre Kemal moriva in Turchia, probabilmente soffocato dalle esalazioni di gas, una neonata di “pochi mesi” e una bambina di “non più di due anni” morivano su un barcone, mentre cercavano di raggiungere le coste italiane sorrette dalla speranza di una vita migliore, l’unica a dare forza alle braccia dei loro genitori. I valori delle loro vite sono ancora minori: di quelle bambine non conosciamo neppure il nome.

Il sesso e la vaga età voglio considerarli il “dono” di un giornalista molto scrupoloso, attento ai dettagli. Voglio rileggere questo particolare come un modo per restituire a quei piccoli corpi la dignità che meritano, perché dalla vita non avranno altro. Martedì, su quel barcone, sono morti in 17. Cadaveri restati insieme ai 206 sopravvissuti, quelli sbarcati “vivi”.

Tra qualche mese potrei trovarmi davanti proprio qualcuno di loro. E chiederò, perché lo faccio sempre, se sul loro barcone ci sono state vittime. Resteremo in silenzio. Mi siederà davanti chi avrà la fortuna di essere inserito in un progetto Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati), finanziato dal Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo e attuato sul nostro territorio da enti locali e Arci. Un servizio che accoglie per sei mesi, mette in regola, quando si può, les papiers, i documenti, alfabetizza ad una prima conoscenza della lingua italiana e avvia dei tirocini formativi/lavorativi.

Lo prevede la legge e il problema non è ciò che un richiedente asilo o un rifugiato o uno straniero con permesso umanitario “toglie” agli italiani. Il problema vero è che non basta. Non basta a risolvere un’emergenza enorme: quella della protezione dei diritti umani.

Diritti di cui dovremmo godere tutti, a prescindere. Non godere tutti “tranne i neri”, “tranne i meridionali”, “tranne chi non fa parte della casta” (politica, non induista).

Godere tutti. Il diritto all’infanzia, il diritto a mangiare tutti i giorni e più volte al giorno, il diritto alla scolarizzazioneil diritto ad avere un lavoro dignitoso e retribuito in modo equo, il diritto a formare una famiglia e a farlo scegliendo liberamente il sesso, la religione, la cultura, la lingua, il colore di pelle di chi desideriamo avere accanto. Il diritto a morire in modo dignitoso. Non sepolti vivi.

Godere tutti. Anche Kemal. Anche le due bambine senza nome. Anche quei bambini che ieri sono sbarcati “vivi” e che tra qualche mese potrebbero trovarsi sui banchi di scuola insieme ai nostri concittadini terremotati.

L’altro problema è che le norme legate alla richiesta di asilo non sono funzionali, meno che mai lo sono in Italia, paese diventato ormai la “frontiera dell’Europa”, il primo in cui facilmente si sbarca, vista la vicinanza con la Libia. E l’unico deputato ad accogliere la domanda di asilo.

Frontiera d’Europa, proprio di quell’Europa che finge di non vedere e chiede a gran voce “cosa pretende l’Italia”. Parole durissime e inaccettabili.

Intanto ieri a L’Aquila si è tenuto un tavolo di concertazione tra sindaci dei capoluoghi di provincia e rappresentanti delle Prefetture, per decidere come gestire a livello regionale gli sbarchi delle ultime settimane, quella quota di disperati che probabilmente il Ministero dell’Interno assegnerà ad ogni regione. Una quota di migranti spetterà anche a noi.

Psicologa e psicoterapeuta aquilana. Si occupa di migranti e di politiche dell’immigrazione dal 2000.

 

Simona Giannangeli: “Giovedì alle 17,30 all’Auditorium del Castello, L’Agire intelligente del cuore per ri-governare la Regione”

 

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Giovedì 15 maggio alle ore 17:30 presso l’auditorium “Renzo Piano” dell’Aquila si svolgerà l’iniziativa promossa dalla lista Un’Altra regione con Acerbo nel corso della quale la candidata al consiglio regionale Simona Giannangeli e il candidato presidente Maurizio Acerbo incontreranno i cittadini dell’Aquila e del comprensorio per discutere di beni comuni, diritti, sanità.

Interverrà al dibattito la dottoressa Laura Natali, dirigente di medicina interna universitaria dell’Aquila, assieme ad altri esponenti del mondo dell’associazionismo e dei movimenti.

Parco Gran Sasso Monti della Laga e suo sviluppo

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Un po di chiarezza, qualche pillola di storia, per smemorati e
cerchiobottisti. Oggi tutti si dichiarano liberali. Liberali sul piano
economicista, un po meno dal punto di vista storico-formale. “La
civiltà di una nazione, affermò Thedore Roosvelt, si misura dal modo
in cui sa proteggere il suo territorio”. Non c’è dubbio che in questo
senso, la civiltà di questo paese lasci molto a desiderare. Così come
il libelaralismo delle classi dominanti, sia più presunto che reale.

Così quasi sempre chi ci ha governato, come chi ci governa non fanno
altro che mettere in competizione ed in contrasto ambiente e lavoro.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Ambiente e lavoro sono
diventati dei disvalori. Ritengo che tutti coloro che contrappongono
la difesa dell’ambiente come un’ostacolo alla creazione di lavoro
siano degli irresponsabili.  Spesso si propsettano grandi interventi
in aree prottette e tuttavia la possibile occupazzione è precaria ed
intermittente. In questo modo si privatizzano beni pubblici di valore
universalistico. Il politicismo lofa per se stessa ed al servizio di
una imprenditoria tanto famelica quanto poco avveduta.Lo fa dentro il
Gran Sasso, lo fa per le municipalizzate. La vicenda ultima è
emblematica, si trascina ormai da anni. Spesso si mettono in moto
procedure perdendo di vista l’insieme del problema. Una costante del
problema sono le politiche del Centro Turistico del Gran Sasso. Una
gestione che ha portato l’ente ad un deficit di bilancio pauroso. Le
amministrazioni della città nel corso della storia recente sono le
principali responsabili del disastro frutto soprattutto di una
gestione clientelare e miope dal punto di vista culturale e politico.

Politica d’accatto. Si è sempre voluto puntare sul campo sciistico,(la
giustifacaziole di tale politica poggiava sull’assurdo postulato che
se era stato possibile per le Dolomiti perche no nel Gran Sasso? Come
se fosse possibile il paragone tra le due aree geogragiche.
Provincialismo allo stato brado) mai un’idea per una gestione
complessiva dell’intera area. Il signor Lolli sicuramente ricorderà
quando il PCI chiamò imprenditori del settore, interessò anche la
Valtur, ma nessuno accettò di investire sul Gran Sasso proprio perchè
non economicamente remunerativo. Tanto è vero che a fronte di un
copioso innevamento si riesce a sciare qualche mese a causa della
posizione orografica della montagna quindi soggetta a vento forte e
nebbia. Questi dati sono desumibili prendendo visione del Fondo
dell’Ente Turistismo Provinciale conservato presso l’Archivio di Stato
dell’Aquila. Dati precisi e circonstanziati.Quindi la visione ed i
progetti sulla montagna devono avere un respiro complesso ed organico,
guardando il territorio come un insieme. Un insieme fatto di natura,
ambiente, storia, archeologia, architettura. Una visione che guardi
all’intero anno e non solo ai tre mesi di innevamento.
Molte di queste cose sono state sostenute nel corso di anni di lotta e di battaglie
culturali da svariati soggetti. Movimenti ambientalisti, sociali(NO
Wto) politici( a suo tempo anche i DS erano su questo ordine di
pensiero). Ricordo benissimo una conferenza stampa su questi temi con
la partecipazione attiva del consigliere Claudio Porto eletto come
indipendente nelle liste di quello che allora si definiva partito
della sinistra italiana. Appunto una conferenza stampa che vedeva un
ampio fronte schierato a supporto di un’altra politica di sviluppo. Un
progetto quindi che cercava di tenere insieme le diverse valenze ad
impatto zero. Dirò di più: rispetto agli impianti sciisctici tutti
furono concordi nell’ ammodernare l’esistente, senza tuttavia
inoltrarsi in presunti potenziamenti da tutti considerati
inconcludenti. Tuttavia fa specie che molti dimenticano alcuni dati:
la Paola Pezzo preparò il suo trionfo olimpico sulla piana di Campo
Imperatore, così come la nazionale russa di ciclismo, cosi come
Gelindo Bordin preparò la sua cavalcata olipimpica su quella piana e
lungo il lago di Campotosto. Campotosto che è parte integrante del
Parco Gran Sasso Monti della Laga. Risulta cosi difficile allargare lo
sguardo? Eppure posandoci sulle cime della Catena è visibile la Piana,
come sono visibili Castel del Monte, Santo Stefano, Castaelvecchio
Calvisio, la Baronia di Carapelle, Campotosto con il suo lago,
Montereale con le sue frazioni, Arischia e il suo Chiarino. Una
sguardo su un intero patrimonio e con una diversicazione di
interventi. Se si è capaci di mettere in relazione questo unicum si
avranno dei frutti per tutti, altrimenti avremo solo polemiche per
“accupiti” e da “bottegai”. Quanto ai lavoratori ormai precari da
oltre venti anni, va tutta la mia solidarietà con un piccolo inciso: i
loro problemi, i loro avversari, sono i politicanti da strapazzo della
nostra città che li prendono per i fondelli da troppo tempo.
Anche ai sindacati hanno le loro responsabilità. Da una parte fanno finta di
difendere i lavoratori ed il lavoro, dall’altro firmano accordi e
sostengone leggi che sono fonte di precarietà senza confini.

 

Alfonso De Amicis