Colosseo

alfonso

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per noi nuovi sudditi del renzismo imperante

Forse aveva ragione Pasolini nell’ammonire che la televisione e i
nuovi media nascondevano una nuova forma di fascismo. Forse perché
sconosciuto più subdolo e quindi più pervasivo e pericoloso. Sulla
vicenda del Colosseo è stata costruita una montana di menzogne e
manipolazione Intanto perché si era in presenza di una assemblea
ampiamente annunciata e autorizzata secondo le regole e leggi vigenti.
Quindi qualsiasi giornalista appellandosi alla nota deontologia
professionale avrebbe potuto verificare, come d’altro canto si sarebbe
potuto apprendere che ormai da più di un anno non veniva pagato
straordinario e salario accessorio. A meno che non si voglia abolire
anche questo in nome dell’austerità espansiva o sul fatto che lo
chiede l’Europa oppure non siamo più l’osservato speciale. Poi come
retorica ufficiale si usa spesso come categoria sociologica “i
fannulloni”. Se ci sono qualcuno dovrà pure verificare e in caso
sanzionare. Così di seguito ci sarà pure chi manda avanti una baracca
dopo che negli ultimi anni abbiamo dovuto assistere a continui tagli
con l’impossibilità di ottemperare-a volte- ad assolvere a normali
compiti istituzionali(mancano i soldi pure per la cancelleria). In
questa orgia di retorica nazionalista ci si dimentica di alcuni
fatti-volutamente-come della morte del funzionario della
Soprintendenza Umbra dentro la Basilica di Assisi durante il terremoto
dell’Umbria, come è passato sotto silenzio la morte del Vigile del
Fuoco di Bergamo Cavagna mentre scavava tra le macerie della città
dell’Aquila. Ma è passata lo stesso sotto silenzio l’opera di Vigili e
Lavoratori dell’Archivio di Stato dell’Aquila che appena dopo il sisma
erano li sotto la sede della Prefettura dell’Aquila a recuperare
quanto di prezioso veniva conservato in uno di quei migliaia di
Istituti dove si conserva la memoria della nostra storia. Lavoro
pubblico che come spesso avviene in questo triste paese è offeso e
vilipeso. Per concludere vorrei ricordare a me stesso ai
lettori ai campagnoli, ai bifolchi di ogni ordine e grado come la
retorica nazionalista dell’Amore per
l’Italia sia stata molto usata dal duce nei suoi fiumi di discorsi e
parole dal balcone di Piazza Venezia. Una costante della politica
italiana. Il cesarismo e il bonapartismo una tipica malattia della
politica italiana.

 

Alfonso De Amicis