Menzogne per noi aquilani

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Siamo immersi nella menzogna. Mi riferisco a presunte verità, in cui noi siamo precipitati. Una massima di Nietzche recita ” Non esistono fatti ma solo interpretazioni”. Subito dopo il terremoto fedele a questo postulato la maggioranza del governo di allora costruì il suo racconto. Il fondamento del racconto poggiava sull’edificazione di una ideologia da non intendere “come modo di pensare” secondo l’accezione corrente, funzionale alla concezione di un preciso mondo e di precisi interessi. Dunque distorta. Il linguaggio dell’olgettina, le visite costanti nella città, autocompiacimento al cospetto di scolaresche divertite rappresentarono perfettamente la società dello spettacolo di cui allora si menava vanto.

E tuttavia lo spettacolo da virtuale si trasformò in arma di distrazione di massa. Nel resto del paese passo l’idea che la città si stava avviando alla sua rinascita. La scomparsa del cavaliere errante(i suoi racconti così come le sue barzellette e i cucù perdevano di efficacia: la governance europea si disponeva per nuovi scenari. Pochi attacchi mirati alle sue aziende ridussero a miti consigli il “re” di Arcore) decretata da un reticolo di poter e istituzioni sovranazionali cambiò il linguaggio ma non la sostanza. Siamo passati dai racconti di Palazzo Grazioli, al linguaggio algido della finanza, del rigore, dell’austerità europea.

Artefici di questo nuovo paradigma il governo Monti, Letta e per ultimo, irresponsabilmente e in modo antidemocratico il governo Renzi. Siamo in un cambio d’epoca, segnato dal trasferimento delle decisioni politiche ed economiche dagli stati-nazione ad organismi privi di legittimità democratiche. In questo quadro duro e triste nascono racconti e rappresentazioni che sanno di farsa. Tutti i provvedimenti che in questi anni hanno visto trasferire poteri statali verso il cosiddetto “super stato europeo” sono stati condivisi dal partito unico PD-Forza Italia.

Il sindaco o se preferite la triade del Pd rilanciano l’idea di elemosinare fondi per la ricostruzione. I soldi per la ricostruzione non devono essere compresi nel cosiddetto 3% del PIL. Perbacco! La presidenza italiana del semestre europeo era nata sotto l’auspicio di rivedere quei patti (stupidi: parola di Romano Prodi)ma al primo accenno di temporale il guitto di Rignano si mostra più realista del re. E’ d’accordo con la Francia ma… i patti vanno rispettati.

Il PD aquilano è da tempo che megafona la visita del “gggiovane” presidente del consiglio, ma come per Genova, fabbriche in crisi e situazioni poco piacevoli, preferisce girare a largo dalla città terremotata, anche perché c’è poco da promettere. Basteranno suppliche e preghiere per ridare speranze a questo territorio? Vogliamo forse affidarci alle sceneggiate quotidiane di una politica che ha perso qualsiasi dignità? La resistenza di questo paese passa nel mettere in discussione nelle fondamenta tutte le politiche di austerità e del fiscal compact. Le dispute a cui stiamo assistendo in questi giorni sono recitazioni buone solo a carpire consenso e fiducia a tempo. Sono senza progetto, storia, futuro.

 

Alfonso De Amicis