Stefania Pezzopane e poi la Protezione (in)civile del Piemonte. La Potezione Civile è stato il cavallo di Troia per la città dell’Aquila e per tutti gli abitanti del cratere. In nome “dell’amicizia” e del primo soccorso si sono costruite tutte le politiche di controllo e di “governance” del post terremoto. Comando e controllo in nome e per conto del dogma dell’austerità espansiva. Tuttavia c’è dell’altro. Incontrando l’ex enfant prodige della sinistra aquilana -Giovanni Lolli- ho cercato, approfittando della sua nuova dimensione istituzionale, di intavolare una discussione circa la ricostruzione di Tempera. Ma presto tutto si è esaurito in chiacchiere che molto ricordavano i convenevoli del film di Ettore Scola
“Come Eravamo”. L’onorevole è cambiato ha fatto carriera, soprattutto ha accettato un cambiamento di natura politica e antropologico. I suoi riferimenti non sono più gli ideali del vecchio PCI, il suo popolo, la sua classe di riferimento. Non è neanche un nuovo leader di una rinnovata Democrazia Cristiana. La vecchia “balena bianca” aveva un’altra dimensione: gestiva risorse e potere. Soprattutto il suo potere era costruito su massicci interventi pubbllici, un welfare familiare e un forte rapporto con un privato rampante, quanto forte. Quando vinsero le elezioni nel 1958 non si presentarono con vacue promesse, anzi. Avevano costruite scuole,strade, infrastrutture varie, ci si avviava verso una industrializzazione forzata. Insomma si andava incontro ad una forte, modernità. Tuttavia una modernità piena di contraddizzioni che da li a poco sarebbe esplosa. Il primo ministro di quel partito era Amintore Fanfani il segretario del maggior partito d’opposizione Palmiro Togliatti. Una dimensione altra dal punto di vista storico, dei suoi personaggi. Oggi la cosiddetta politica ha perso qualsiasi dimensione umana e di prospettiva. Il grigiore assoluto è tutto nella dimensione del nuovo corso del PD. C’è poco da sperare.
Alfonso De Amicis