di Alfonso De Amicis
Qualche giorno fa è uscito un interessante saggio di Giorgio Gattei
professore dell’Università di Bologna, dal titolo “L’euro dei Nazi e
il nostro”. La riflessione si articola su analisi e tendenze
storiche del capitalismo. Soprattutto quelle che fanno riferimento al
capitalismo uscito vittorioso dopo il 1989.
“Alla metà degli anni ’30 la stabilità degli scambi commerciali
con l’estero era stata raggiunta in Germania mediante accordi
bilaterali di claring che consentivano di scambiare le merci senza
“consumare” moneta perché le importazioni, non coperte da
esportazioni, venivano contabilizzate in una stanza di compensazione e
rinviate al futuro senza interessi, in attesa di essere saldate con
esportazione a venire.” A seguito dei successi militari del 1940
nasceva l’idea di costituire un “grande Spazio di scambi
Commercilali”. Sempre nel 1940 la Cancelleria del Reich con una nota
affermava “I grandi successi della Wermacht tedesca hanno creato i
fondamenti per il Nuovo Ordine Economico Europeo sotto il dominio
tedesco. La Germania, dopo aver concentrato negli ultimi anni le
proprie forze principalmente sul riarmo militare, potrà seguire in
futuro ancge la strada della crescita economica e dello sviluppo delle
proprie forze produttive su ampia base e una grossa crescita del
tenore di vita ne sarà la conseguenza”. Il progetto non vide la luce,
perchè le sorti della guerra a partire dalla battaglia di Stalingrado
furono avverse ai sogni imperiali del terzo Reich. Tuttavia fa notare
Gattei che è fondato il legittimo sospetto che dopo la costituzione
dell’Unione Monetaria, la Germania post-1989 abbia ripreso con vigore
e forza l’idea del Grande Spazio Europeo. Politiche espansioniste e
tutte di tipo mercantilistiche. Politiche accompagnate da una forte
pretesa imperialistica e protese alla conquista dei mercati,
soprattutto asiatici. L’euro è per la Germania uno strumento
essenziale per competere con le altre monete circolanti. La
“spregiudicatezza” delle politiche di austerity applicate con
certosina dovizia hanno portato tutta la zona euro in la situazione
verso la deflazione, sull orlo del precipizio. Quale la strada streta
per uscirne? Gattei nel dualismo tra periferia(paesi PIGS) e centro
virtuoso, vede un arroccamento dei paesi del nord che abbandonano al
proprio destino i paesi “maiali”. Questa strategia “per riciclare il
centro come luogo privilegiato d’importazione di capitali invece che
d’esportazione di merci. E’ questa una soluzione praticabile?
L’antagonismo tra finanza e industria è un tema ricorrente nella
storia economica”. Come si vede temi interessanti, tuttavia essi non
hanno nessun ascolto nel dibattito preelettorale in corso. Temi
importanti perché toccano sensibilità che spesso si tenta di oscurare
o rimuovere. Alcuni su tutti l’uscita dall’euro, il rifiuto del
debito, la rottura della gabbia dell’Unione Europea.