Crisi, il socialismo in un paesino solo, Marinaleda in Andalusia

 

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di Antonella Frustaci da controlacrisi.org

 

Di lui si è sentito parlare ad agosto 2012, quando affiancato da militanti del Sindacato Andaluso dei Lavoratori, Juan Manuel Sánchez Gordillo ha condotto una “espropriazione forzata” di alcuni prodotti alimentari – distribuiti poi ai più bisognosi – in parecchi supermercati. Sindaco della cittadina di Marinaleda, si è messo al capo di un movimento di resistenza popolare alla crisi e contro l’austerità. Là, grazie alla partecipazione e al sostegno di tutti gli abitanti, ha dato il via a un’esperienza politica ed economica originale, che ha fatto di questa cittadina una sorta di isola socialista nella campagna andalusa.

Con la crisi economica, Marinaleda ha avuto l’occasione di verificare se la sua utopia realizzata in 25 chilometri quadrati potesse essere una soluzione praticabile nei confronti del mercato. Il suo tasso di disoccupazione attuale è dello zero per cento. Una buona parte dei suoi abitanti è occupata nella Cooperativa Humar-Marinaleda, creata dai lavoratori agricoli stessi dopo anni di battaglie.

A lungo, infatti, gli agricoltori hanno occupato le tenute Humoso, appartenenti a un aristocratico, e ogni volta sono stati puntualmente dispersi dalla Guardia Civil, la polizia spagnola. “La terra è di chi la lavora”, era il loro motto. Nel 1992 sono riusciti a vincere la loro battaglia e sono diventati a tutti gli effetti proprietari della tenuta.Nelle loro terre gli abitanti di Marinaleda coltivano fave, carciofi, peperoni e olio extra vergine d’oliva. Sono sempre loro, i coltivatori, a occuparsi di controllare tutte le fasi della produzione, visto che la terra appartiene “a tutta la collettività”. L’azienda agricola annovera un’industria conserviera, un frantoio, alcune serre, attrezzature per l’allevamento del bestiame e un deposito.

A prescindere dalla loro occupazione, tutti i lavoratori ricevono uno stesso salario, corrispondente a 47 euro per ogni giornata di lavoro e per sei giorni la settimana, ovvero 1.128 euro al mese per 35 ore lavorative (contro un salario minimo fissato a 641 euro).

In piena stagione, la cooperativa dà lavoro a circa 400 persone, in bassa stagione a un centinaio. Ogni posto di lavoro, però, non è attribuito secondo una logica consueta a questo o a quello, bensì viene offerto a rotazione, per garantire un introito a tutti. “Lavorare meno per lavorare tutti”, questo è il principio messo in pratica. Del resto, alcune persone lavorano in piccoli appezzamenti di terreno dei quali sono proprietari. Il resto dell’attività economica dipende dai negozi, dai servizi di base e dalle attività sportive. In pratica, tutti gli abitanti del paese guadagnano quanto chi lavora nella cooperativa.

Tenendo ben presente che l’agricoltura bio crea più posti di lavoro dell’agricoltura tradizionale, si è provveduto ad assicurare lavoro a tutti e creare posti in più per coloro che tornavano alla campagna dopo aver perso il posto in città a causa della crisi.Marinaleda ha deciso di andare ostinatamente contro corrente alla speculazione immobiliare. Qui è possibile prendere in affitto un’abitazione in buono stato, di 90 metri quadrati e con balcone per 15 euro al mese. L’unica condizione è che ognuno deve partecipare alla costruzione del proprio alloggio, seguendo la filosofia orizzontale che regola tutte le attività di Marinaleda. Il comune è entrato in possesso di alcuni terreni lottizzati alternando acquisti ed espropri. Così adesso è in grado di offrire i terreni e di fornire il materiale necessario a procedere alla costruzione degli immobili. La costruzione è affidata ai locatari stessi, il sindaco ha alle proprie dipendenze alcuni muratori professionisti, che fungono da consulenti per i cittadini e realizzano i lavori più complessi. Infine, i futuri affittuari non sanno a priori quale sarà l’appartamento che sarà affittato loro e ciò favorisce l’aiuto reciproco. A Marinaleda la polizia non c’è e tutte le decisioni politiche sono prese da un’assemblea alla quale sono chiamati a partecipare tutti gli abitanti. In altri tempi la maggior parte dei contadini sapeva appena scrivere. Oggi gli agricoltori hanno a loro disposizione una scuola materna, una scuola elementare e media, un liceo che arriva alle prime due classi. La mensa costa soltanto 12 euro al mese. Tuttavia, secondo l’opinione di Sancho, “il tasso di abbandono scolastico è un po’ alto. Qui gli abitanti hanno alloggio e lavoro garantiti, al punto che molti non capiscono quale sia l’interesse di studiare. Si tratta di uno dei punti sui quali dobbiamo migliorare”.