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La Partecipazione all’Aquila Di Fabio Pelini (tratto dal libro: Territorio e democrazia di Lina Calandra)
Il Regolamento sugli istituti di partecipazione, approvato dal Consiglio comunale di L’Aquila il 26 gennaio 2012 , rappresenta una grande opportunità. Dinanzi alla crisi della politica e della rappresentanza, è necessario e non più rinviabile costruire nuove relazioni tra governanti e governati, tra politici e cittadini.
Complice un sistema politico che nell’ultimo ventennio ha dato rappresentanza effettiva solo alle istanze “compatibili” con il pensiero unico della globalizzazione e dei mercati, tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi anni hanno marcato un distacco crescente dai bisogni che si materializzavano soprattutto tra i settori meno tutelati della popolazione. È accaduto così che anche governi sulla carta più sensibili a un cambio di paradigma nel sistema delle Il fallimento di una nuova politica, capace di gettare un ponte tra classe dirigente e cittadini nell’ottica di un rinnovamento della democrazia, ha palesato una crescente sfiducia che ha finito per accomunare nel sentire dei cittadini tutt la politica in quanto tale: un sentimento che ha definitivamente sancito per molti come il cleavage non fosse più, come storicamente avvenuto fino a qualche decennio fa, quello tra le categorie della destra e della sinistra, ma fosse invece determinato dalla divisione incolmabile tra l’alto e il basso della rappresentanza, tra i governi e la classe politica in quanto tali e i comuni cittadini. Questa tendenza ha finito per alimentare il sentimento dell’antipolitica e del populismo, per cui insieme ai deteriori esempi di malgoverno, rischiano di essere travolti irrimediabilmente i seppur pochi esempi di buona politica: nel buio della notte, cioè, tutti i gatti sono inequivocabilmente neri e poco importa se le responsabilità sono individuali e i contesti di riferimento sono molto differenti l’uno dall’altro.
Di fronte alla percezione, spesso fondata, di una democrazia degenerata e frutto della delegittimazione endogena della forma partito e del relativo sistema della rappresentanza, è prioritario costruire una nuova qualità della politica e dell’amministrazione pubblica: e la partecipazione dei cittadini alla scelte appare oggi come l’unico antidoto a questo preoccupante status quo.
Tanto più oggi che a tutti i livelli i cittadini vengono spogliati della capacità di scegliere da logiche sovranazionali e impalpabili: nella crisi planetaria che viviamo, commissariata è la politica economica internazionale, tecnico e non eletto dai cittadini è il Governo italiano.
A L’Aquila, dopo il rovinoso sisma del 6 aprile 2009, le scelte sono state dettate dall’alto, con un sistema – quello di Governo e Protezione civile –centralizzato e intrinsecamente autoritario, e ancora oggi è una governance commissariale a decidere sulle scelte più importanti, lasciando un potere sostanzialmente consultivo alle amministrazioni locali scelte dai cittadini. A maggior ragione in un contesto del genere, il percorso per giungere all’approvazione di un regolamento della partecipazione doveva essere il più partecipato possibile: si è pensato dunque, di coinvolgere nella discussione tutta la città-territorio, una delle dieci più ampie in Italia in termini di estensione territoriale. Il percorso partecipativo, pertanto, per forza di cose doveva interessare le frazioni per poi arrivare al centro della città. Centinaia di cittadine e cittadini hanno detto la loro, anche in maniera molto critica, ma sempre propositiva: va notato, che la bozza del regolamento presentata nella prima assemblea e che recepiva una precedente stesura dei comitati aquilani – ha ricevuto contributi che ne hanno modificato e arricchito il testo iniziale. Questo, infatti, prevedeva, quali istituti della partecipazione: il bilancio partecipativo, l’eventualità per i cittadini come singoli e associati di presentare istanze, petizioni e proposte di deliberazione e la possibilità, su grandi temi di interesse generale per tutta la città, di ricorrere al referendum consultivo. Durante le assemblee sul territorio, sono stati aggiunti due nuovi istituti: l’istanza pubblica e l’udienza pubblica.
L’approvazione nel Consiglio comunale del 26 gennaio 2012 ha rappresentato, dunque, il suggello a un grande sforzo collettivo per modificare il paradigma dominante per cui i cittadini sono esclusi dalle decisioni nelle scelte strategiche e la democrazia è squalificata, perché ridotta a un periodico e sterile esercizio. Insieme alle cittadine e ai cittadini che nonvogliono rassegnarsi a questo stato delle cose, abbiamo tentato di ripartire con un nuovo inizio, che riporti la buona politica e la buona amministrazione nella sfera degli interessi delle persone e non solo tra coloro che coltivano interessi particolari più o meno leciti; abbiamo inteso, cioè, interpretare fino in fondo la necessità di dare attuazione pratica ai capisaldi della democrazia: la trasparenza e la partecipazione. Con la consapevolezza che l’approvazione di un regolamento, per quanto avanzato possa essere, rappresenta solo il primo passo – necessario ma non sufficiente – per costruire un nuovo modello di politica e di amministrazione e, dunque, con la convinzione che il cambiamento potrà avvenire solo se i cittadini percepiranno come utile il proprio impegno nelle assemblee e nei luoghi del confronto e, soprattutto, se quei percorsi riusciranno a incidere nelle scelte dell’amministrazione. Un po’ come è avvenuto a Porto Alegre, nel Rio Grande do Sul.
È per questo che da subito abbiamo cercato di sperimentare il Regolamento, utilizzando gli istituti in esso previsti: primo banco di prova (marzo 2012) è stata la discussione del Piano di ricostruzione del Comune di L’Aquila, con le sue oltre cinquanta frazioni. Terreno minato, perché oggetto della disputa tra livello commissariale e livello locale, il confronto con i cittadini è stato proficuo in sé, ma utile anche per comprendere il valore del lavoro intorno al Piano di ricostruzione e per chiarire quale debba essere il futuro della città. Ne sono venute fuori cinque assemblee pubbliche sul territorio comunale (Paganica, Roio, Arischia, Sassa, Bagno), prima dell’Istruttoria pubblica a L’Aquila centro, dove sono state presentate in forma scritta le osservazioni al Piano in vista dell’approvazione definitiva.
Intanto, però, è arrivato il tempo per il rinnovo dell’amministrazione e quale migliore occasione potevamo avere per dare seguito in maniera concreta alla partecipazione, se non partecipare il programma elettorale della coalizione del centrosinistra aquilano con i cittadini? Il tentativo è stato generoso e senz’altro utile, anche quando a partecipare agli incontri c’era quasi esclusivamente personale politico, tendenza che ha evidentemente confermata la disaffezione dei cittadini nei confronti della politica e, forse in misura anche maggiore, la difficoltà di costruire percorsi credibili in campagna elettorale. La vittoria, netta, del centrosinistra ha premiato, con ogni probabilità, il coraggio dell’innovazione sul tema fondamentale della partecipazione, ma il dato più significativo – e quasi insperato – è stato l’avvio di un
processo di cambiamento reale, se è vero che tutte le forze politiche e sociali cittadine hanno finalmente messo al centro dei propri auspici e dei propri programmi la necessità della partecipazione come metodo di governo, ma anche come metodo di controllo dell’amministrazione attiva: è stato questo, crediamo, il successo più grande conseguito con il lavoro degli ultimi mesi.
Da questo momento in poi, sappiamo che la sfida che ci attende è grande e che la necessaria sperimentazione di un terreno finora inedito ci condurrà a fare passi in avanti, ma anche molti passi indietro: è del tutto fisiologico.
Ma siamo consapevoli altresì, che il percorso intrapreso è irreversibile e virtuoso, e non dovrà solo preoccuparsi di sconfiggere disaffezione e antipolitica, ma dovrà inverare un nuovo patto sociale e una nuova narrazione che riconsegnino alle cittadine e ai cittadini della polis un orizzonte di senso al loro vivere insieme.