Un’altra europa è possibile ma solo smantellando Euro e trattati

In-fuga-dall-Euro.-O-No

Di Roberto Santilli giornalista di Abruzzoweb

Se ne sono accorti quasi tutti.
Qualcuno continua a difendere l’indifendibile, lì va capito se per ragioni di carriera e denaro o ‘soltanto’ per dabbenaggine, ma la truffa dell’Euro e dei Trattati europei è stata finalmente sdoganata.
E lo dimostra lo schieramento degli ‘euristi’ da guerriglia mediatica e da cattedra, per non parlare di quelli da letto, i professori di economia, gli uomini d’affari, i giornalisti, gli ideologi dal sedere garantito, gli stessi che si sacrificano e che si immolano ovunque per tenere in piedi un meccanismo che fa comodo a loro e a pochi altri, mandando in cancrena una maggioranza in Italia già segnata dalle conseguenze del vero potere (sia ben chiaro: conseguenze, non cause) come la Mafia e altri capitoli tremendi del nostro Paese.

Per capire l’Euro vanno messee in mezzo la logica e la pietà, quest’ultima neppure molto profonda.
Chi scrive non ha grossi strumenti a disposizione, non ha un gran cervello in realtà e non gira il mondo a piedi scalzi per aiutare i più deboli.

Chi scrive ci è arrivato grazie soprattutto al lavoro di un giornalista, Paolo Barnard, che sull’Euro e sui Trattati Europei ha fatto un lavoro che dalle parti di Travaglio, Santoro e altri ‘incantatori’ non si è mai visto: informare.
Insomma, con un po’ di fatica e di volontà la mela marcia si può identificare, perché l’Euro è una mela marcia, anche se sarebbe meglio descriverlo come uno strumento criminale nelle mani di criminali: una moneta che gli Stati ex sovrani devono prendere in prestito dagli strozzini, ossia dai mercati dei capitali privati, vedi grosse banche private, fondi speculativi e altre diciture da far venire i brividi.

Una moneta senza senso per chi ha ancora un po’ di sale in zucca e di onestà, una moneta che è il simbolo di un’Europa nata sotto la spinta reazionaria di personaggi che consideravano il popolo una specie animale da non rispettare, da tenere in silenzio, in ginocchio il più possibile, o magari da far fuori come ai ‘bei tempi’.
I successori la pensano ancora così. E nessuno si sogna di arrestarli.

Ci stanno mettendo in ginocchio per i prossimi decenni e lo stanno facendo con strumenti tecnicamente incomprensibili che andrebbero spiegati a noi della plebe, dovrebbero essere resi ‘commestibili’ da chi dovrebbe tutelarci.
Ma così non è, così non sarà mai.

Vero, all’interno di questa spinta per un’Europa sulla carta unita, bella, solidale, ci sarà stato chi ha lavorato con passione pensando di fare il bene dei popoli, ma anche tra i soldati di Hitler e di Stalin si è trovato qualcuno con un cuore grande così, il che può aver cambiato un passetto di storia, non la storia completa
Il dramma, ma pure l’opportunità, dell’ennesima arma nelle mani di pochi che fa male a molti, è semplice: proprio perché fa male a molti e nonostante i molti siano diversi tra loro, è bene che i molti dedichino più tempo a combattere l’arma che li sta uccidendo, ossia l’Unione Europea, piuttosto che a gettare tutto il fiato e l’attivismo su battaglie sacrosante ma di superficie, che si combattono nel cortile fuori casa e per le strade più immediate, per evitare che dal cielo continuino a piovere bombe come il Fiscal Compact e altre bestemmie nella chiesa del bene pubblico, pur emaciato, zoppicante e corrotto come quello italiano.

Intendiamoci. La lotta alla corruzione, agli sprechi della ormai arcinota casta, all’inquinamento e agli altri capitoli che feriscono l’Italia, è moralmente giusta.
E se non fosse per la malattia mortale studiata a tavolino e sparsa in giro per l’Europa da chi davvero comanda a bacchetta il Vecchio Continente, sarebbe una lotta ancora più giusta dal punto di vista economico, oltre che morale.
Il guaio è che non lo è.

Dal punto di vista economico, tutte le lotte di cui si legge e si sente parlare (ovviamente, perché rompono le scatole ai ladri di polli, pericolosi certamente, ma non ai sovrani), se vinte o addirittura stravinte, non salverebbero l’Italia intera dal disastro di proporzioni storiche cui ormai è destinata se non si smantella la struttura europea che ci domina e ci uccide.
Purtroppo però vent’anni di energie sprecate dietro a personaggi di seconda o terza fascia come Silvio Berlusconi, che a chi comanda sul serio non è simpatico da tempo, una certa magistratura a orologeria questa cosa la sa benissimo, hanno fiaccato la pur volenterosa resistenza italiana. Non rossa, nera, bianca, verde o viola.
La resistenza italiana, quella che è chiamata a difendere la parte ancora sana del Paese per evitare che finisca come la parte marcia.

L’Europa dell’Unione, dei Trattati e della moneta Euro è una mostruosità che supera le mafie e i movimenti intolleranti e xenofobi, che anzi li provoca, li fa crescere in quei territori devastati dall’economia che non va più.
Fatta passare nell’arco di decenni per ciò che non rappresenta grazie a una macchina propagandistica di dimensioni spaventose, basti pensare al martellamento ideologico che invase addirittura le pagine di un fumetto per i più piccoli come Topolino (non è uno scherzo, è la triste verità), la creatura europea oggi fa vedere al mondo ciò che è per davvero: un orrore.
Ed è molto peggio del capitalismo che non piace agli anti-capitalisti, è la versione in giacca e cravatta di un totalitarismo di cui si è celebrata la scomparsa proprio mentre stava riprendendo vita. La fregatura del potere che conta.

Dunque, che si liberi al più presto questo Paese già disgraziato di suo insieme agli altri Paesi d’Europa, affinché ci si unisca seguendo necessità e differenze tra Paese a Paese, oppure le battaglie che fino a oggi sono sembrate vitali saranno molto presto un pallido ricordo.
Si torni a decidere a casa propria il proprio destino, concordando le parti in comune con gli altri Paesi purché essi siano sovrani e democratici, cioè liberi da vincoli sovranazionali e pupazzi interni che nulla hanno a che vedere con la tutela del popolo.

I limiti e i problemi pur gravi ma da pianerottolo li discuteremo e li combatteremo con più forza quando ci saremo ripresi le sovranità monetaria e di bilancio oggi nelle mani di ignobili tecnocrati. Occhio: non di conclamati assassini come Totò Riina, ma di stimati professori ed esperti di economia.
Dalla padella alla brace.

In chiusura. Difendere la Costituzione è lodevole, purché la Costituzione non sia ridotta un cadavere.
E in Italia lo è. Da tempo.
Ma i colpevoli siedono dalle parti di Bruxelles e dintorni industrial-finanziari di ‘primissima qualità’, non di Arcore.
Smettetela, smettiamola, di prendere a pugni le ombre.