“In questi 62 anni dal 26 luglio 1953 (avevo 22 anni e lei 17) abbiamo assaltato la caserma Moncada contro il dittatore Batista, poi siamo partiti in 80 e arrivati qui in 12 mitragliati da aerei americani, io e Fidel e Ernesto Camilo, il partigiano veneziano Gino Donè e poi siamo stati per due anni sulla Sierra in condizioni “particolari”, poi abbiamo preso Santa Clara, poi è scappato Batista, poi abbiamo cambiato tutto e abbiamo resistito a tutto. Abbiamo visto passare parecchi presidenti americani che finanziavano sicari e colpi di Stato contro di noi come alla Baia dei Porci. Siamo sopravvissuti ad un blocco economico fatto di filo spinato commerciale disumano. Nel frattempo abbiamo dato da mangiare ai nostri figli, abbiamo istruito i nostri figli, abbiamo dato una dignità ai nostri figli. Qui non muore nessuno di fame.
Ne muoiono di meno alla nascita che in Florida e, inoltre, qui viviamo più a lungo nonostante spendiamo 50 volte meno degli Americani. Ogni giorno 10.000 (si ho scritto bene 10.000) dei nostri ragazzi, fatti medici, esportano economia di pace in tutto il mondo: Venezuela, Honduras, Salvador. In Africa eravamo in 100 a bloccare Ebola, più noi che tutto il resto del mondo, a parte quel gruppetto di italiani con quell’altro medico, si, Gino Strada. Siamo ancora in piedi, abbiamo gestito il progresso più straordinario di un popolo sulla faccia della terra nonostante condizioni non proprio favorevoli e oggi siamo qui ad accoglierla. Prego si accomodi Francesco”.
Raul Castro