Di chi è la colpa di una crisi globale che ha già distrutto milioni di posti di lavoro e aperto voragini nei bilanci pubblici? C’entra il fatto che nei paesi occidentali a democrazia liberale i lavoratori dipendenti guadagnino come negli anni cinquanta? E che gran parte della sinistra abbia applicato le politiche neoliberiste a base di privatizzazioni, precarietà del lavoro e tagli alla spesa sociale? In passato il capitalismo è stato il soggetto capace di ottimizzare lo sviluppo delle forze produttive imprimendogli costanti accelerazioni.
Tuttavia va ricordato che le accelerazioni hanno comportato elevati costi sociali e ambientali. Ha comportato che la guerra costituisse un elemento fondamentale per il superamento delle sue crisi e per stabilire quale imperialismo dovesse primeggiare. Prima la spartizione feroce tra Inghilterra e Germania poi la supremazia Statunitense nella seconda guerra mondiale. Oggi assistiamo al lento declino americano, già ampiamente previsto dallo storico inglese Eric Hobsbawam.
Da quel momento storico il capitalismo è diventato una forza prevalentemente antisociale, regressiva irrazionale. Se per qualche anno lo stato, le sue istituzioni rappresentative hanno avuto una qualche capacità inclusiva, oggi lo stato “pluriclasse” svolge una funzione oligarchica e di rapina fiscale ai danni delle classi subalterne. “Lo stato tende a ridursi alla funzione originaria(pre-moderna) di strumento operativo delle classi dominanti(oggi capitale oligopolistico), accentuando i tratti coercitivi del proprio intervento” (Alberto Burgio).
Che cosa vuol dire oggi essere democratici, liberali? Dove e in che forme agisce la democrazia? Quale è il suo stato di salute? Sebbene la parola compaia in ogni discorso sul mondo attuale, il concetto-cardine di “rappresentanza la identifica o, in realtà la tradisce? In realtà questo emblema come lo chiama Alain Badiou è in crisi dovunque. La realtà della globalizzazione capitalista ha destituito qualsiasi fondamenta alla democrazia liberale, poiché “il mondo dei “democratici” non è affatto il mondo di tutto il mondo, ne deriva immediatamente che la democrazia, in quanto emblema e guardiano delle mura dove gode e crede di vivere il suo piccolo mondo, assomiglia a una oligarchia conservatrice, il cui compito spesso militare, è il mantenimento, di quello che è solamente il suo territorio della sua vita..” (Alain Badiou).
Siamo all’oggi. L’Italia un paese speciale. L’avventurismo del Partito Democratico(?) ha destabilizzato un quadro politico di per se fragilissimo con l’intenzione di riscrivere le regole costituzionale con la destra berlusconiana. Una transizione verso la terza repubblica compiutamente bipartitica e maggioritaria. Una democrazia fondata da personaggi che ogni giorno santificano la liberalità del sistema, la liberalità dell’individualismo più sfrenato. Campioni che negli anni hanno rivestito cariche pubbliche e che regolarmente sono finiti nelle maglie della giustizia.
Dall’ex presidente del consiglio, oggi costituente, ma non può espatriare perché sprovvisto del passaporto, in quanto condannato. L’elenco dei liberali potrebbe continuare e non avrebbe fine. Previti, Scajola, Dell’Utri. Tutti a vantar le magnifiche sorti e progressive della liberalità dell’occidente e del capitalismo. Insomma lo stesso Francis Fukijama ha dovuto ammettere che le sue previsioni della storia erano del tutto azzardate. Non sarà certamente un ex politico e sindacalista attraverso le sue esternazioni a rilanciare un capitalismo e la sua democrazia di riferimento ad una rinnovata capacità attrattiva e ad una egemonia che oggi è fondata esclusivamente sulla forza e il terrore.
Alfonso De Amicis