Un po di chiarezza, qualche pillola di storia, per smemorati e
cerchiobottisti. Oggi tutti si dichiarano liberali. Liberali sul piano
economicista, un po meno dal punto di vista storico-formale. “La
civiltà di una nazione, affermò Thedore Roosvelt, si misura dal modo
in cui sa proteggere il suo territorio”. Non c’è dubbio che in questo
senso, la civiltà di questo paese lasci molto a desiderare. Così come
il libelaralismo delle classi dominanti, sia più presunto che reale.
Così quasi sempre chi ci ha governato, come chi ci governa non fanno
altro che mettere in competizione ed in contrasto ambiente e lavoro.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Ambiente e lavoro sono
diventati dei disvalori. Ritengo che tutti coloro che contrappongono
la difesa dell’ambiente come un’ostacolo alla creazione di lavoro
siano degli irresponsabili. Spesso si propsettano grandi interventi
in aree prottette e tuttavia la possibile occupazzione è precaria ed
intermittente. In questo modo si privatizzano beni pubblici di valore
universalistico. Il politicismo lofa per se stessa ed al servizio di
una imprenditoria tanto famelica quanto poco avveduta.Lo fa dentro il
Gran Sasso, lo fa per le municipalizzate. La vicenda ultima è
emblematica, si trascina ormai da anni. Spesso si mettono in moto
procedure perdendo di vista l’insieme del problema. Una costante del
problema sono le politiche del Centro Turistico del Gran Sasso. Una
gestione che ha portato l’ente ad un deficit di bilancio pauroso. Le
amministrazioni della città nel corso della storia recente sono le
principali responsabili del disastro frutto soprattutto di una
gestione clientelare e miope dal punto di vista culturale e politico.
Politica d’accatto. Si è sempre voluto puntare sul campo sciistico,(la
giustifacaziole di tale politica poggiava sull’assurdo postulato che
se era stato possibile per le Dolomiti perche no nel Gran Sasso? Come
se fosse possibile il paragone tra le due aree geogragiche.
Provincialismo allo stato brado) mai un’idea per una gestione
complessiva dell’intera area. Il signor Lolli sicuramente ricorderà
quando il PCI chiamò imprenditori del settore, interessò anche la
Valtur, ma nessuno accettò di investire sul Gran Sasso proprio perchè
non economicamente remunerativo. Tanto è vero che a fronte di un
copioso innevamento si riesce a sciare qualche mese a causa della
posizione orografica della montagna quindi soggetta a vento forte e
nebbia. Questi dati sono desumibili prendendo visione del Fondo
dell’Ente Turistismo Provinciale conservato presso l’Archivio di Stato
dell’Aquila. Dati precisi e circonstanziati.Quindi la visione ed i
progetti sulla montagna devono avere un respiro complesso ed organico,
guardando il territorio come un insieme. Un insieme fatto di natura,
ambiente, storia, archeologia, architettura. Una visione che guardi
all’intero anno e non solo ai tre mesi di innevamento.
Molte di queste cose sono state sostenute nel corso di anni di lotta e di battaglie
culturali da svariati soggetti. Movimenti ambientalisti, sociali(NO
Wto) politici( a suo tempo anche i DS erano su questo ordine di
pensiero). Ricordo benissimo una conferenza stampa su questi temi con
la partecipazione attiva del consigliere Claudio Porto eletto come
indipendente nelle liste di quello che allora si definiva partito
della sinistra italiana. Appunto una conferenza stampa che vedeva un
ampio fronte schierato a supporto di un’altra politica di sviluppo. Un
progetto quindi che cercava di tenere insieme le diverse valenze ad
impatto zero. Dirò di più: rispetto agli impianti sciisctici tutti
furono concordi nell’ ammodernare l’esistente, senza tuttavia
inoltrarsi in presunti potenziamenti da tutti considerati
inconcludenti. Tuttavia fa specie che molti dimenticano alcuni dati:
la Paola Pezzo preparò il suo trionfo olimpico sulla piana di Campo
Imperatore, così come la nazionale russa di ciclismo, cosi come
Gelindo Bordin preparò la sua cavalcata olipimpica su quella piana e
lungo il lago di Campotosto. Campotosto che è parte integrante del
Parco Gran Sasso Monti della Laga. Risulta cosi difficile allargare lo
sguardo? Eppure posandoci sulle cime della Catena è visibile la Piana,
come sono visibili Castel del Monte, Santo Stefano, Castaelvecchio
Calvisio, la Baronia di Carapelle, Campotosto con il suo lago,
Montereale con le sue frazioni, Arischia e il suo Chiarino. Una
sguardo su un intero patrimonio e con una diversicazione di
interventi. Se si è capaci di mettere in relazione questo unicum si
avranno dei frutti per tutti, altrimenti avremo solo polemiche per
“accupiti” e da “bottegai”. Quanto ai lavoratori ormai precari da
oltre venti anni, va tutta la mia solidarietà con un piccolo inciso: i
loro problemi, i loro avversari, sono i politicanti da strapazzo della
nostra città che li prendono per i fondelli da troppo tempo.
Anche ai sindacati hanno le loro responsabilità. Da una parte fanno finta di
difendere i lavoratori ed il lavoro, dall’altro firmano accordi e
sostengone leggi che sono fonte di precarietà senza confini.
Alfonso De Amicis