Sono una cittadina dell’Aquila ed ho scelto di continuare ad abitare questa città, così compromessa dal dolore, ma così tenace nel riorganizzarsi all’ombra delle macerie.
In questi cinque anni L’Aquila, corpo vivente, è stata violentata da innumerevoli azioni di espropriazione di risorse, di territorio, di diritti, azioni avviate all’indomani del 6 aprile 2009, forse prefigurate prima, volte a trasformare questo corpo vivente in una riserva di caccia da cui trarre il massimo profitto, cancellando le esistenze delle persone.
Ho scelto di restare perchè, dopo aver attraversato tanti luoghi di guerra (Sudafrica, Palestina, Striscia di Gaza, Iraq, Guatemala), ho sentito che L’Aquila era diventato (lo è tuttora) un luogo di guerra, senza bombe intelligenti a cadere dall’alto, ma segnato da scelte scellerate, le cui conseguenze più gravi hanno ucciso 309 tra donne e uomini, bambine e bambini e adolescenti, ipotecato il nostro presente e oscurato l’orizzonte di un futuro intriso dei nostri desideri, delle nostre istanze legittime volte a riaffermare il diritto a vivere in una città-casa-piazza.
La mia storia è scritta nella pratica politica condivisa nei movimenti , nelle associazioni, nei luoghi delle donne, è la storia di una professione indissolubilmente legata alla riaffermazione dei diritti, è una storia arricchita dalla parola autorevole di donne significative.
Il mio agire, all’indomani del sisma, è dentro la stessa storia, quando ho scelto di rappresentare in qualità di avvocata, insieme ad altri, i familiari delle vittime della Casa dello Studente e di altri edifici crollati, quando ho deciso di denunciare pubblicamente le azioni scellerate operate dalla Protezione Civile all’Aquila, quando ho chiesto con forza di far luce su eventuali responsabilità di quanti, nelle precedenti amministrazioni regionali, avevano commissionato il dossier Abruzzo Engineering relativo alle criticità strutturali degli edifici pubblici e di interesse strategico dell’Aquila, edifici crollati la notte del 6 aprile.
Sottolineo questi passaggi, perchè è fondamentale ricordarci che abbiamo la possibilità di scegliere, sempre, ogni giorno.
Mi sono candidata in una lista indipendente e di movimento, convinta che si possa, se lo si vuole, agire e quindi votare con coraggio a partire dalla propria libertà.
E’ la prima elezione del Consiglio Regionale dopo il terremoto, è la concreta e forse ultima occasione per noi di portare al suo interno istanze autentiche, rifiutando di utilizzare il dramma di una città come palcoscenico di giochi economici e di potere.
Votiamo in una Regione dove questi “giochi” ci hanno nel tempo espropriato del diritto alla cura in ospedali “sicuri”, del diritto al lavoro, del diritto a decidere come ridisegnare i territori senza speculazioni, del diritto a frequentare scuole ed università “sicure”.
Io avevo fiducia che in ospedale sarei stata curata e non evacuata a causa di un crollo, io avevo fiducia che in una Casa dello Studente sarei stata protetta mentre mi costruivo il futuro, io avevo fiducia che in una scuola avrei solo imparato e non rischiato di morire a causa di un crollo.
Invito a votare per me le donne e gli uomini che avevano questa fiducia, che l’hanno sentita espropriata e che la rivogliono indietro.