da liberazione.it
di Vittorio Bonanni
un miliardo di dollari spesi in oltre 22 anni, nessun risultato pratico e nessuna attenzione sul rispetto dei diritti umani della popolazione sahrawi. E’ questo l’incredibile bilancio della missione Onu nei Territori occupati dal Marocco, la Minurso, che aveva il compito fin dal suo insediamento nel 1991 di organizzare nel Sahara occidentale un referendum che decidesse del futuro di quella popolazione. Ma non solo di questa consultazione elettorale, boicottata fin dall’inizio da Rabat, non si è fatto ancora nulla. C’è di più. I caschi blu lì presenti assistono quotidianamente agli episodi di repressione delle forze di polizia e dei militari marocchini contro la popolazione civile senza poter intervenire perché il mandato che è stato loro conferito non lo prevede. Proprio su questa incredibile storia si è tenuta in mattinata al Senato una conferenza stampa organizzata dall’Intergruppo parlamentare di amicizia con il popolo sahrawi, rappresentato dal senatore Stefano Vaccari, insieme all’Associazione nazionale di solidarietà, presieduta dal giornalista e africanista Luciano Ardesi. Insieme a loro hanno relazionato Fatima Mahfud, vice-rappresentante del Fronte polisario in Italia, Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International in Italia, l’avvocata Francesca Doria, osservatrice internazionale ai processi degli attivisti sahrawi per i diritti umani e Sara Di Lello, vicepresidente della ong Africa 70. L’occasione è il lancio di una campagna internazionale per porre fine a questa incredibile situazione in prossimità della scadenza della missione, datata 30 aprile, sul cui prolungamento dovrà esprimersi il Consiglio di Sicurezza. Il massimo organismo dell’Onu dovrà anche decidere se estendere appunto il mandato della Minurso alla protezione dei diritti umani, come chiesto dalla maggioranza dei membri del Consiglio stesso ad eccezione della Francia, la quale si ritiene convinta che il Marocco, avendo fatto dei passi in avanti su questo tema, sia in grado di vigilare da solo su questo delicato problema. Vaccari ha voluto ricordare come l’iniziativa abbia avuto luogo all’indomani dell’approvazione del provvedimento finalizzato a rifinanziare le missioni internazionali per la parte che riguarda l’Italia, compresa appunto la Minurso. “Con il fine – ha detto il senatore del Pd – di estendere le competenze della missione anche sul tema dei diritti umani e della sicurezza dei cittadini sahrawi. Questa è la ragione principale che ci ha portato insieme all’Associazione di solidarietà con il popolo sahrawi e alla rappresentanza del Fronte polisario in Italia a rendere noti alcuni dati importanti su quello che è stato il ruolo dei caschi blu in quella regione che, stando al resoconto che è stato predisposto anche in questa occasione, dei diritti umani si sono occupati molto poco. L’Intergruppo parlamentare ha presentato recentemente una mozione con un consistente numero di firme insieme ai colleghi del Senato per ribadire la posizione italiana su questa vicenda. Con l’intenzione di chiedere un incontro con la ministra Mogherini sulle prospettive del Sahara occidentale, contando sul fatto che faceva parte anche lei dell’Intergruppo”. Fatima Mafud, del Fronte Polisario, ha posto come problema principale proprio la questione del mancato espletamento del referendum per l’autodeterminazione, che fino ad oggi non è stato ottenuto. “Il Marocco non vuole nessuna soluzione – ha sottolineato la dirigente sahrawi – vuole tenere 160 mila soldati lungo il muro del Sahara Occidentale e relegare fuori dai confini i profughi sahrawi. L’intervento della missione dell’Onu è priva di mandato sui diritti umani; se i caschi blu si trovano di fronte a una violenza si voltano letteralmente dall’altra parte per non vedere e sin dal principio la Francia si è opposta all’estensione del mandato delle Nazioni Unite “. Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, ha invece sottolineato la necessità che l’Onu avvii un’indagine sulla violazione dei diritti umani che, è stato denunciato da vari osservatori, si manifesta soprattutto in due casi: forte incidenza della tortura da parte del Marocco e la sparizione di persone di cui sono stati ritrovati resti in fosse comuni già dal 1976. E proprio in base a quanto denunciato dagli attivisti di Amnesty e altre organizzazioni l’avvocata Doria, esperta di diritto internazionale, più volte recatasi nei Territori occupati, ha rimarcato ”la necessaria estensione dei poteri della Minurso che vede esposto l’intero popolo sahrawi che manifesta ogni mese per ottenerla” soprattutto a fronte del dato relativo al costo della missione dal ’91 ad oggi, un miliardo di dollari, evidenziato da Sara Di Lello di Africa 70. Ardesi, dal canto suo ha ricordato come ”la Minurso sia l’unica missione dell’Onu che non possiede il potere di difesa dei diritti umani e la maggioranza del consiglio dell’Onu è favorevole, solo Francia e Marocco sono contrari adducendo come motivazione che il governo marocchino sia da solo garante dei diritti umani nel Sahara occidentale”. Il giornalista ha voluto anche stigmatizzare la difficoltà di fare breccia nell’opinione pubblica marocchina sul problema dei sahrawi, ricordando la grave presa di posizione presa da un intellettuale di prestigio come lo scrittore Tahar Ben Jelloun, fedele tessitore delle lodi del re. Per il quale il vero conflitto in corso non è con la popolazione sahrawi ma con l’Algeria. E i campi profughi che Algeri ospita sono in realtà “campi di addestramento del terrorismo internazionale”, disconoscendo così anche l’identità assolutamente laica e progressista di quel popolo e di chi li rappresenta, ovvero il Fronte polisario. Non una parola sui soldati e sui poliziotti del suo Paese “che ogni giorno massacrano i sahrawi che, con manifestazioni pacifiche e nonviolente, chiedono rispetto per i propri diritti e la propria dignità”. La coscienza di Ben Jelloun, si chiede Ardesi, “conosce ancora la libertà, o ha fatto sottomissione a sua maestà?”. Insomma un compito arduo attende chi ha ancora a cuore il destino di questo popolo. E non può che far piacere constatare come, nel Parlamento di questa nostra disastrata democrazia, ci sia ancora qualcuno sensibile a queste tematiche.