Municipalizzate

 

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La crisi dell’economia capitalistica colpisce i paesi occidentali
ormai da molti anni, eppure a leggere i giornali o ascoltando i
dibattiti televisivi sembra che nulla sia cambiato nelle analisi e
nelle proposte economiche. Oggi, come prima della crisi, il liberismo
economico resta l’unica visione e sembra che nessuno lo metta in
discussione. Anche nella nostra città non si sfugge a questa logica.
Chi è il responsabile delle crisi delle municipalizzate, in primis
dell’ASM? In questi anni abbiamo assistito a continui rimodellamenti
che recepivano leggi nazionali e suggerimenti confindustriali. Si è
imposto il modello rampante in voga, ed una forma di privatizzazione
sotto il ferreo controllo di quel che rimaneva dei vecchi partiti.
Comitati elettorali ed aggregati hanno steso una tela sottile ma
rigida capace di imporre politiche che hanno avuto il solo vantaggio
per se stessi, a tutto discapito della collettività e dei lavoratori
stessi. Quest’ultimi si sono illusi di aver trovato l’eldorado del
lavoro. Un mondo dove una sottile linea d’ombra ha unito i vari
comitati elettorali divisi solo da logiche concorrenziali di mero
potere, ma uniti nel condividere le analisi e le proposte che i
think-thank del pensiero dominante hanno profuso negli ultimi trenta
anni. Le municipalizzate aquilane non hanno mai avuto un piano
economico esse sono state usate per collocare lavoratori in una
perenne incertezza ed a forme di ricatto odiose. Diciamo anche che il
ruolo del sindacato è stato ed è tuttora subalterno al liberismo
imperante. In questo mondo di mezzo affari e politica si sono sempre
incontrate ed hanno lavorato alacremente a smantellare i servizi
pubblici e ad allargare il sistema degli appalti. Mentre i lavoratori
venivano colpiti con continui sacrifici, con la cancellazione di
diritti e tutele, la corruzione e lo sperpero di denaro pubblico hanno
continuato a prosperare. Come si può, in questo contesto, continuare
ad attaccare il salario accessorio del personale, di ruolo precario, o
mettere in pratica mobilità coatte o altre misure anticorruzione,
risparmio che sa molto di demagogia e di pratiche poco concrete? Come
si può continuare ad imporre ai lavoratori delle partecipate
peggioramenti continui delle condizioni di lavoro, aumenti dei rischi
per la salute sul posto di lavoro, mentre funzionari e politici che
hanno causato il disastro incombente rimangono lautamente al loro
posto senza mai pagare pegno? Insomma anche a “sinistra” identità e
dignità politiche sono state soppiantate da figure mediocri ma
rampanti. Si vuole risolvere una crisi cronica? Via tutti i cosiddetti
manager. Essi rispondono esclusivamente a quel pensiero dominante che
è causa del problema, ed in altro modo rispondono ad una classe
dominante che è essa stessa parte del problema. Il sindacato pare
ragionare come se fossimo in una situazione congiunturale senza mai
porsi in un percorso che quanto meno tenti di ribaltarne la logica.
Facciano fare non uno ma due passi indietro a chi ha determinato
questo sfascio prima che sia troppo tardi.

 

Alfonso De Amicis